Fatturazione elettronica gli artigiani fanno muro

Il nuovo sistema scatta dal 2019, ma da questo primo luglio partono i benzinai «Chi vorrà continuare a evadere semplicemente continuerà a non farsi tracciare»

La fatturazione elettronica manda in tilt gli artigiani: Confartigianato si scaglia contro l’obbligo della nuova fatturazione, che scatta dal primo gennaio 2019 (ma da questo primo luglio per i benzinai), non tanto per la nuova disciplina in sé, quanto per i tempi e i modi con cui è stata introdotta. Un problema su tutti, pongono gli artigiani: non c’è al momento un software per la fatturazione elettronica.

«Riteniamo sarebbe saggio ripensare a quest’obbligo. Quanto meno, sarebbe apprezzabile che il legislatore cogliesse l’opportunità di rinviare gli adempimenti che entreranno in vigore già da luglio», dice il presidente del mandamento di Treviso, Ennio Piovesan.

L’Italia, per una volta, è il primo paese in Europa a far un passo verso l’informatizzazione, bandendo le vecchie fatture cartacee, a favore di quelle elettroniche inviate direttamente all’Agenzia delle Entrate. Ma per Confartigianato non c’è nulla di cui andar fieri: «La Commissione Europea - impegnata a portare a compimento la complessiva riforma dell’Iva in ambito comunitario - ha già proposto di sollevare dagli obblighi le imprese con volume di affari fino a 85 mila euro l’anno; invece lo Stato italiano, pervicacemente, obbliga queste piccole imprese, come le nostre aziende artigiane, a conformarsi alla nuova disciplina», spiega Dario Marzola, consulente fiscale della Confartigianato. Il primo, e più grande, ostacolo per le Pmi è il gap tecnologico. Oggi il 43% degli associati a Confartigianato compila esclusivamente fatture a mano, un altro 47% usa il pc, solo il 7% ha un software gestionale. Non è semplice dunque per chi non compila nemmeno un documento in word o un pdf passare alla fatturazione elettronica, eliminando la carta e collegandosi all’Agenzia delle Entrate.

«Ma nemmeno l’ente statale oggi è pronto ad accogliere le nuove fatture», assicura Andrea Mestriner, responsabile aziendale della Confartigianato. Le Pmi per altro avrebbero un risparmio dalla nuova normativa di circa 3 euro a fattura; e si arriva a 500 euro l’anno per ogni azienda, secondo le stime dell’associazione. Soldi che dovrebbero però spendere durante il primo anno per adeguarsi alla normativa.

«Per l’ennesima volta si è pensato di introdurre per legge quello che nel resto del mondo è stato invece interpretato come un processo evolutivo, da compiersi in modo naturale e sulla base della maturata consapevolezza dei vantaggi», continua Piovesan. Le uniche Pmi che già sono pronte alla nuova fatturazione sono quelle che lavorano anche con la pubblica amministrazione; per i cui incarichi e appalti la fattura digitale è obbligatoria da due anni. La ratio della nuova disciplina risiederebbe nella lotta all’evasione fiscale: il Governo pensa di recuperare attraverso essa 2 miliardi di euro. «Ma non sarà così», assicura Piovesan, «chi vorrà continuare a evadare semplicemente continuerà a non fare fatture, nemmeno elettroniche. Inoltre le fatture emesse in cartaceo saranno considerate nulle. In questo modo, anziché diventare strumento per la lotta all’evasione fiscale, l’obbligo di fattura elettronica rischia di trasformare in evasori i malcapitati micro imprenditori che, non disponendo della necessaria tecnologia, ometteranno di produrre le fatture in formato elettronico».

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