F/Art, la luce al neon si fa arte: «Dai trasformatori al design, uniamo storia e innovazione»

L’azienda di Preganziol è gestita da Marisa Graziati, figlia minore di Bruno che la fondò nel 1945. Tra le realizzazioni più prestigiose ci sono l’Opera House di Lione e il Walt Disney studio park di Parigi

Fabio Poloni

Trasformatori di idee, e anche di se stessi. Quando la tecnologia e la manifattura incontrano l’estetica, dalla crisalide possono uscire innovazione, colore, arte. Così la F/Art di Preganziol, storica azienda produttrice di trasformatori per l’illuminazione, sta cambiando pelle, pur mantenendo le radici piantate in ben 77 anni di tradizione industriale. E familiare, perché oggi a guidare l’azienda è Marisa Graziati, figlia del fondatore, Bruno, che nel 1945 creò la Fabbrica Apparecchiature Radioelettriche Treviso.

Lo sfarzoso Walt Disney studio park di Parigi illuminato da F/Art
Lo sfarzoso Walt Disney studio park di Parigi illuminato da F/Art

La svolta artistica

Partiamo da ciò che sta uscendo, da questa crisalide. «Dal 2017 abbiamo intrapreso un lavoro di ridefinizione della nostra immagine, a partire dal nome, F/Art, fino al rinnovo dell’offerta. Il nuovo progetto ha coinvolto il processo produttivo, la cultura aziendale e la ricerca di interlocutori con cui instaurare collaborazioni importanti», spiega Graziati. Come gli artisti. «In un certo senso eravamo già fornitori di artisti di primo piano senza saperlo, perché l’opera d’arte dev’essere duratura, e spesso in ambienti esterni: sceglievano i nostri prodotti per l’alta qualità, l’isolamento e la resistenza».

La luce al neon diventa design e arte: la F/Art di Preganziol ci apre le sue porte

Da lì l’idea di creare un rapporto più diretto con il mondo dell’arte, e con firme di prestigio come Lucio Fontana e Massimo Uberti. «Ora lavoriamo con gli artisti e per gli artisti, forniamo i materiali per l’illuminazione e la nostra rete di soffiatori di vetro». Una rete diffusa, in Italia ma non solo. «Le opere d’arte sono fragili e spesso molto voluminose, lunghe spedizioni non sono semplici da gestire. Meglio riuscire a produrre più vicino possibile al luogo di esposizione». Per F/Art l’export (Europa, Medio Oriente, Oceania) pesa per circa il 75 del proprio volume d’affari. «Non facciamo numeri anche un po’ per scaramanzia, ma dopo anni complicati quest’anno dovremmo andare al raddoppio dei volumi».

Tre divisioni

Sono tre le anime di F/Art: “Power”, attività storica dell’azienda, ovvero produzione di trasformatori per neon, alimentatori per Led, protezioni da sovratensioni, ora anche componenti e dispositivi per la sanificazione di aria e acqua con ozono, plasma freddo e UV-C; “Light”, serie di servizi dedicati a designer, studi di architettura e progettazione illuminotecnica con supporto specialistico dall’ideazione alla messa in posa; e infine come detto “Art”, evoluzione artistica del ramo “Light”, con all’attivo installazioni per oltre una trentina di esposizioni in musei e siti culturali (a Mantova, solo per fare un esempio, a Palazzo Ducale nel 2018 era stata installata una enorme “ruota” al neon del diametro di 37 metri, opera di Massimo Uberti).

I clienti

Il portfolio dei lavori eseguiti è un catalogo di bellezza e modernità: dagli esterni dell’Opera House di Lione agli interni della sede Kpmg di Monaco, dallo sfarzoso Walt Disney studio park di Parigi all’hotel Dongjiao di Shanghai. Ma anche illuminazione d’interni ed esterni per negozi, ristoranti, pub, insegne luminose, opere su commissione. «La produzione, nonostante la vocazione internazionale, è completamente made in Italy», dice la presidente. I dipendenti di F/Art oggi sono 25. In società, assieme a Marisa, ci sono anche i tre fratelli maggiori: Franco, Lucio e Claudio.

F/Art, dove la luce diventa arte: l'opera si illumina seguendo il moto ondoso di Venezia

Sostenibilità

C’è da sfatare un falso mito, ci tengono a sottolineare in azienda. «Non è vero, come molti credono, che il neon consumi più dei Led, anzi: praticamente si equivalgono», spiega Gloria Graziati, nipote di Marisa, che in azienda si occupa di digital marketing, «e la lunga durata fa del neon uno dei prodotti per l’illuminazione a più ridotto impatto ambientale. L’idea di neon ad alto impatto è legata alla vecchia visione del classico “tubo” che illuminava gli uffici».

Arte in strada

La sede di F/Art, lungo il Terraglio, racconta molto la storia e poco la modernità: mattoni a vista, archi in cemento, piena estetica industriale del Dopoguerra. «Ma stiamo lavorando a un progetto che possa coinvolgere tutto la strada Napoleonica, ricca di aziende e ville. L’idea è decorare e personalizzare gli esterni con l’installazione di opere luminose che raccontino qualcosa dell’azienda o del sito che le ospiterà», spiega Marisa.

Ribattezzato MU/TER come acronimo di museo del Terraglio, è stato varato un paio d’anni fa e sviluppato nell’ambito di “Smath”, progetto internazionale con capofila la Regione Veneto e il dipartimento di management di Ca’ Foscari. «Rendere il Terraglio un zona di eccellenza non solo produttiva è un vantaggio per tutti», conclude Graziati.

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