L’export di Marca frena. Ma in Turchia vola dopo i blocchi al mercato russo

Nel 2024 persi 237 milioni, le vendite trevigiane verso Ankara sono però raddoppiate in due anni. Balliana (Confartigianato): «Un modo di aggirare le sanzioni? No, gli imprenditori pensano a diversificare verso est»

Lorenza Raffaello
I dati dell'export di Marca sono in calo
I dati dell'export di Marca sono in calo

Come una biglia su un piano inclinato, l’export di Marca continua la sua corsa verso il basso con un differenziale rispetto al 2023 di -2,3%. In questo percorso, ormai tracciato, la biglia del made in Treviso ha tuttavia trovato un’exit stategy: si chiama Turchia e, guarda caso, è uno dei Paesi che ha una forte relazione economica e commerciale con la Russia, un Paese a cui Treviso guardava con favore prima della guerra e delle restrizioni imposte a determinati prodotti (tecnologia, beni di lusso, prodotti chimici, per esempio).

In soli due anni gli ordini verso la Turchia sono aumentati dell’81,7%, del 24% negli ultimi 365 giorni. Si tratta dell’unico Paese che ha registrato un aumento esponenziale, a doppia cifra. Le ragioni? Sicuramente la crescita è dovuta ad una domanda in aumento da parte di clienti affidabili, eppure «a pensare male si fa peccato, ma spesso si indovina», diceva qualcuno, quindi la domanda sorge spontanea siamo sicuri che la Turchia sia la destinazione finale dei prodotti trevigiani?

Il fenomeno

Secondo il report redatto da Confartigianato imprese Marca trevigiana sull’export manifatturiero made in Treviso nei primi 9 mesi del 2024, l’esportazione verso la Turchia ha sfiorato quota 207 milioni, una crescita di 93,1 milioni di euro rispetto allo stesso lasco di tempo del 2023 quando si fermava a 167 milioni, mentre nel 2022, 114 milioni. In termini percentuali: nel 2024 l’export verso il paese di Erdogan è aumentato del 24%, mentre rispetto al 2022 dell’81,7%.

«Devo dire però che è da un po’ di anni che le nostre imprese e anche nel settore della meccanica lavorano molto con la Turchia», precisa Loris Balliana, vicepresidente vicario Confartigianato imprese Marca trevigiana, «si tratta di una crescita costante, non una vera esplosione improvvisa di commesse, ma la spiegazione potrebbe essere quella che la Turchia, essendo un Paese al confine con diversi Paesi dell’est, possa essere agevolata e le imprese in questo modo riescono a dialogare anche con i Paesi dell’estero. Credo che la Turchia in questo momento stia approfittando della situazione internazionale per aumentare i suoi contatti».

Il vicepresidente aggiunge anche che «le nostre imprese da molti anni lavorano con la Turchia, in questi ultimi tempi stanno aumentando le commesse, di sicuro gli imprenditori trevigiani non chiedono ai loro clienti dove andranno le merci. Non credo che le aziende trevigiane abbiamo la capacità di fare un ponte».

Gli altri Paesi

Oltre all’export in direzione Turchia, va bene, seppur con altri valori, anche quello verso dall’area balcanica, più 5,8% per un valore di quasi 110 milioni di euro, la Cina, più 7,5% per un valore poco sopra gli 11 milioni di euro, gli Emirati Arabi Uniti, le cui importazioni sono cresciute di oltre 8 milioni di euro, il 2% in più.

Bene anche l’export verso il Canada (+5,6%) e verso gli Stati Uniti (+3,1%).

Ad essere in affanno sono i tradizionali mercati europei: il dato negativo è dovuto soprattutto al mercato dell’Unione Europea, dove la manifattura trevigiana ha perso il 4,3% del fatturato (quasi 317 milioni di euro), solo in parte compensato dall’aumento dell’1,1% dell’export nei paesi extra UE. Il grande malato è la Germania, dove sono stati persi oltre 168 milioni di fatturato esportato (il 63% del totale delle perdite di export), con un calo del 9,7%, che diventa del 12,8% se rapportato al 2022. Tra i paesi comunitari con maggiori importazioni di prodotti trevigiani, segno meno per la Francia (-2,9%), la Romania (-6%), l’Austria (-5,9%), i Paesi Bassi (-2,9%) e la Cechia (-11,9%).

Il commento

«È un ulteriore segnale dei sommovimenti geopolitici internazionali», considera ancora Balliana, «ma è anche la testimonianza della capacità di adattamento delle imprese trevigiane. È un processo che deve essere sostenuto da una seria politica industriale e commerciale. Il calo del 2,3% delle esportazioni nel 2024 rispetto al 2023 è un campanello d’allarme, attestando le esportazioni della manifattura trevigiana a 11 miliardi 590 milioni di euro, con oltre 267 milioni di euro di fatturato in meno rispetto all’anno scorso». 

Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso