Evasione fiscale: la Cgil di Treviso accusa: «I sindaci non segnalano gli evasori»
Irpef e previdenza, in quattro anni nella Marca recuperati solo 200 mila euro. La denuncia arriva da Paolino Barbiero, segretario generale dello Spi Cgil di Treviso, che, numeri alla mano, denuncia l’inerzia nell’azione di segnalazione e recupero dell’evasione

TREVISO. Comuni senza soldi, finanziamenti risicatissimi, contributi statali al lumicino, tassazione centralizzata. E si potrebbe proseguire ancora nel campionario delle lamentele di sindaci e amministratori locali. Eppure un mezzo per recuperare denaro ci sarebbe, ma non viene usato quasi da nessuno. Dal 2013 al 2016 i Comuni trevigiani hanno recuperato meno di 200 mila euro attraverso la lotta all’evasione fiscale, nonostante le convenzioni che moltissimi hanno firmato con Agenzia delle Entrate e Guardia di Finanza garantiscano alle casse pubbliche di incassare il 100% delle somme recuperate dalle loro segnalazioni.

La denuncia arriva da Paolino Barbiero, segretario generale dello Spi Cgil di Treviso, che, numeri alla mano, denuncia l’inerzia nell’azione di segnalazione e recupero dell’evasione. «Le somme recuperate dalla lotta all’evasione fiscale e tributaria promossa dai Comuni della Marca», dice, «rappresentano una goccia nel mare. Anche alla luce delle sofferenze che le casse municipali vivono a causa dei tagli ai trasferimenti statali e regionali, il dato è segnale di un’indiscussa disaffezione delle nostre amministrazioni comunali a intervenire su questo fronte».
Ma sulla carta sono decine i Comuni che hanno firmato, non senza farne pubblicità, la convenzione con Guardia di Finanza e Agenzia della Entrate per la lotta all’evasione fiscale. In sostanza i Comuni sono chiamati a segnalare, con elementi precisi, sospetti di evasione di diverse tasse e contributi, dall’Irpef ai contributi previdenziali. Non rientrano in questo gruppo i tributi comunali come Imu, Ici e Tasi. Chi ha aderito alla convenzione ha anche accesso a banche dati che consentono un primo lavoro di indagine da parte del personale del municipio. Spetta poi a Agenzia delle Entrate e Guardia di Finanza concludere il lavoro, accertare l’evasione e avviare il recupero del denaro; che però andrà al 100% al Comune.
I municipi che hanno recuperato più denaro negli ultimi quattro anni sono Carbonera con 44.599 euro, Monastier con 43.046 e Ponzano con 22.870 euro. In coda alla classifica Breda con 50 euro nel 2014, Sernaglia con 100 nel 2015, Montebelluna con 200 euro in due anni. Nel 2016 il Comune più virtuoso è stato Villorba, che ha visto arrivare i risultati delle segnalazioni degli anni precedenti, incassando 17.599 euro.
Poi ci sono molti altri Comuni – come Treviso – che pur avendo firmato la convenzione, non hanno incassato un solo euro negli ultimi quattro anni, perché non hanno fatto segnalazioni all’Agenzia delle Entrate o perché queste non hanno portato a scoprire l’evasione. «Nella realtà dei fatti», aggiunge Barbiero, «la maggior parte dei comuni si disinteressa all’azione di monitoraggio nonché di recupero (in Veneto nemmeno il 10%, 54 Comuni su oltre 570). E la provincia di Treviso non è da meno in questa corsa al ribasso: nei quattro anni considerati solo 15 comuni su 95 e neppure il capoluogo. Complessivamente 198.799 euro», riporta Barbiero, «è una cifra risibile se paragonata alle altre voci dei bilanci dei nostri Comuni e alla riduzione delle poste destinate al sociale, e in particolare se rapportata all’economia del nostro territorio, storicamente afflitto dalla cultura dell’evasione e della disobbedienza fiscale».

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La Marca non fa bella figura nemmeno all’interno della regione. Fanno peggio solo Belluno (100 euro in 4 anni) e Rovigo (4.226). Venezia ha recuperato 511 mila euro, Vicenza 640 mila, Padova 946 mila, e Verona addirittura 1 milione 117 mila. «I nostri amministratori», attacca Barbiero, «hanno il dovere di impegnarsi non solo a parole ma nei fatti. Inutile lamentare poi, anche con le organizzazioni sindacali, l’insufficienza di risorse da destinare al sociale e al contenimento dell’imposizione locale. Più giustizia rappresenterebbe un aiuto alle fasce deboli e maggiore equità, ma anche una forma di reale autonomia, tanto se ne parla», conclude il sindacalista.
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