Esondano i laghi di Revine, edifici sott’acqua cancellato il molo, sommerso il parco Livelet

VITTORIO VENETO
Dopo le Grotte del Caglieron, un altro sito naturalistico, dalla forte attrattività turistica, è stato danneggiato dall’acqua. Si tratta delle palafitte del parco archeologico del Livelet, a Revine Lago. I bacini di santa Maria e di Lago si sono alzati di 30 centimetri ed hanno compromesso la struttura su cui si reggeva il caratteristico villaggio. «Si è verificato un grave problema alla struttura di alcune palafitte, realizzate in terra che, una volta intrisa d'acqua, si sgretola – è l’allarme di Giovanni Follador, presidente dell’Unpli, che ha in gestione il sito - sono danni importanti che subiamo in un anno che già aveva presentato delle difficoltà. Siamo in forte difficoltà e chiediamo che qualcuno ci dia una mano: quest'estate le cose erano andate bene, oltre ogni aspettativa». Follador chiederà lo stato di calamità e confida in un aiuto da parte della Regione, perché si tratta di un bene pubblico: «Questi sono colpi mortali che abbiamo ricevuto». Non è la prima acqua alta che si verifica nei due laghi condivisi da Revine e Tarzo. Quando le precipitazioni sono più abbondanti del solito e il canale Taiada non riesce da fungere da emissario, come sarebbe il suo ruolo, il perimetro dei due laghi viene sommerso.
Franco Della Bella ne sa qualcosa. È il testimone più colpito, Unpli a parte, dall’esondazione. «La prima costruzione sul lago è stata fatta nel 1949 ed era 50-60 cm più alta del libello massimo di alluvione visto da mio padre. Io sono arrivato qua da Milano nel 1960 e già da allora il lago fuoriesce perché non riceve il Taiada, che è un affluente del Soligo». Il motivo? «Non è tenuto pulito. Quando è stato fatto, ancora dagli austro-ungarici, erano i Comuni ad avere la concessione per la bonifica. Insieme ai Comuni, per la verità, anche i privati. Nel 1977 è passato al Genio civile. Da quel momento il canale non è stato più pulito». Prima del Genio Civile, era operativo un Consorzio tra Comuni e proprietari privati. «Quando noi si puliva – ricorda Della Bella - l’acqua calava un centimetro all’ora, cioè ogni giorno scendeva di 25-30 centimetri e praticamente in una settimana, calava di un metro e venti, un metro e cinquanta, per cui si era in grado di ricevere anche le esondazioni. Può darsi che mio padre abbia sbagliato a costruire troppo in riva al lago, però i terreni erano quelli. Oggi se lo Stato vuole preservare l’agricoltura, deve intervenire. Con 10-15 mila euro all’anno loro puliscono, se vogliono».
Oggi, intanto, nel municipio di Vittorio Veneto si affronterà un altro, grave problema. Alle 15 è in programma un vertice tra Comune, Anas ed Autostrade per stabilire il cronoprogramma dello sgombero delle due frane dalla Alemagna sopra Nove e, soprattutto, della bonifica del versante della montagna Millifret dove le briglie paramassi stanno trattenendo enormi quantità di materiali. —
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