Ecco i negozi dove lui può entrare

Via libera al Tiziano, al Coné, all’Emisfero. Ma non nel reparto alimentari

Porte aperte ai cani, ma solo nelle gallerie e alle seguenti condizioni: devono essere di taglia piccola, portati in braccio, nel traportino oppure tenuti al guinzaglio. Succede ai centri commerciali Tiziano di Olmi, Conè di Conegliano ed Emisfero di Silea. Vietato sistemarli comunque all’interno dei carrelli o farli camminare. E vige rigoroso, per tutti i supermercati, l’obbligo di non introdurre gli amici a quattro zampe negli spazi riservati ai generi alimentari, come all’Iper Coop, che fa parte del megastore Conè. Se all’Auchan di Mestre i cani sono stati “sdoganati”, nella Marca esistono “limitate aperture” o “concessioni” per taluni ipermercati, circoscritte comunque alle gallerie, cioè ai corridoi che conducono ai negozi che non vendono prodotti alimentari. Al di là di queste “ristrette possibilità”, tratto distintivo sono i cartelli di divieto. Come al Panorama di Treviso: «I cani da noi non entrano, c’è un cartello specifico all’ingresso», spiega il direttore Vittorio Zerlenga, «Non è consentito, visto che l’ipermercato espone prodotti freschi e deperibili. E nemmeno per il futuro sono previsti cambiamenti». Anche al supermercato Coné, è presente un segnale di divieto: niente da fare per l’Iper Coop, ma nella galleria viene data la possibilità di entrare, salvo portare appunto gli animali in braccio, legati al guinzaglio o tenuti nelle gabbiette. Stesso discorso per il Tiziano di San Biagio, dove i cani non sono ammessi nell’area alimentare e in linea teorica non dovrebbero proprio accedere: tuttavia, allo stesso modo del Conè, se di taglia piccola e nel rispetto delle medesime condizioni, viene concesso ai clienti di averli con sé nelle gallerie. All’Emisfero di Silea, accesso proibito negli spazi dedicati ai generi alimentari, ma ingresso consentito in galleria, nel rispetto delle solite prescrizioni. Non si possono introdurre cani all’Interspar del centro commerciale La Castellana di Paese, e nemmeno al Famila di Villorba, dove gli animali devono essere lasciati all’esterno. (ma.to.)

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