È morto Vendramin fondatore e guida della Cev costruzioni

PAESE. Aveva iniziato a lavorare giovanissimo, spaccandosi la schiena nei cantieri con il padre capomastro che l’aveva portato con sè perchè imparasse il mestiere. E lui, quattrordici anni in tutto, l’aveva seguito come un maestro facendo tesoro di capacità e fatica che l’avrebbero portato a fondare, molti anni e molti mattoni dopo, la Cev, una delle più grandi realtà imprenditoriali del settore delle costruzioni nella Marca.Ferdinando Vendramin è morto domenica, a 84 anni, nell’abbraccio della sua casa, nell’affetto della famiglia a cui ha cercato di dare sempre tutto il tempo e il cuore che non investiva nel lavoro. Aveva 84 anni, e la sua vita era iniziata presto come quella di tutti coloro che avevano vissuto la seconda guerra mondiale, scampando e resistendo alle bombe e alle privazioni. Figlio di Antonio Vendramin, artigiano edile, venne educato alla vita non appena finito il confitto. Partiva in bicicletta da Paese, dov’era nato, e pedalava con il padre fino a Mestre perchè lì c’era il lavoro. Tutti i giorni, domenica a parte, col paniere del pranzo e poco altro. Fatica su fatica che l’hanno temprato e che tante volte ricordava con i figli e gli amici spronando tutti ad affrontare la vita con forza. Da manovale ad operaio, da operaio a piccolo artigiano e poi imprenditore. Erano i primi anni Settanta quando col fratello Ferdinando fonda la Cev, oggi in via Castellana alle porte della città. Treviso e la provincia stavano esplodendo, l’edilizia correva e la Cev con lei, con intelligenza e senza eccessi. I piedi saldi a terra però no, non sempre. Perchè tra le tante passioni che animavano il cuore di Ferdinando (ex vicepresidente dell’unione ciclisti trevigiani) c’era anche il volo in ultraleggero che l’aveva portato a sorvolare la provincia e guardare, forse con un po’ di soddisfazione, anche tetti che aveva costruito lui. Ha tenuto la barra dell’azienda fino a una decina di anni fa, quando la salute ha iniziato a giocargli brutti scherzi. Ma con soddisfazione l’ha vista prendere in mano da Massimo e Antonello, i due figli che con la figlia Laura e la moglie Norina, sposata nel 1956 e tenuta sempre stretta a sè, erano il suo fiore all’occhiello. «Era un uomo forte, deciso» raccontano i figli, «ma capace al contempo di essere un compagno sempre disponibile, sempre attento, un imprenditore vicino ai suoi dipendenti e un padre esemplare». Negli ultimi tempi, prima di allontanarsi dai cantieri, alternava le supervisioni ai lavori alla ciacola con gli amici conquistati negli anni da trevigiano inserito negli ambiti che contavano. La soddisfazione più grande, famiglia a parte, forse quella conquistata di recente e accompagnata con la testa fino all’ultimo: firmare i lavori all’ex Tribunale di piazza Duomo per conto di Benetton, e farlo subito dopo aver curato i lavori in piazza dei Signori, nel cuore della sua città. Viveva in via San Pelajo, I funerali si terranno domani alle 15 nella chiesa di San Bartolomeo.
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