Due mesi di sangue in provincia di Treviso: sei vittime di omicidio, per due è mistero
Sei vittime in 54 giorni. Cinque delitti, una scia di sangue mai vista nella Marca.
Una sequenza sconvolgente apertasi il 3 maggio con l’omicidio di Massimo Pestrin e allungatasi purtroppo domenica con un’altra tragedia a Conegliano, l’uccisione della pensionata Margherita Ceschin. Storie diverse, luoghi diversi: la nostra provincia, di fronte a tanta crudeltà, è attonita.
Solo in otto giorni, in un drammatico abbrivio di maggio, sono morte quattro persone. Un’escalation dell’orrore cominciata mercoledì 3 maggio, al confine fra Paese e Quinto, in via Monsignor Breda: Massimo Pestrin, 52 anni, spara al 63enne fratello Lino, allevatore nell’azienda agricola di famiglia, e alla moglie Rosanna Trento, 57.
«Mi dileggiavano», dirà poi l’autore del delitto, ex guardia giurata. Dopo la separazione dalla moglie, era andato a vivere nella casa colonica di fratello e cognata: lì, in un caldo pomeriggio, la prima tragedia che scuote la Marca. Il primo capitolo di un libro di violenze e sofferenze che continua ad aggiungere pagine.
Pochi giorni dopo il duplice omicidio di Paese, un altro dramma prende forma alla stazione di Alano di Piave, in provincia di Belluno: è il 7 maggio, Antonio Costa viene colpito al petto da una coltellata letale.
Costa aveva 53 anni, risiedeva ad Alano, ma aveva origini trevigiane. A spezzargli la vita è Pedro Livert Dominguez, 46enne domenicano.
Il tutto – pare – per le molestie a una ragazza.
Il tutto in una festa al bar della stazione, fra musiche caraibiche. Il terzo delitto si consuma a brevissima distanza, in un parco a Varago, frazione di Maserada: è giovedì 11 maggio, le coltellate inferte dal 18enne Elia Fiorindi mettono fine all’esistenza del 17enne Aymen Adda Benameur, studente del Besta, noto fra gli amici con il nomignolo di “Alge” per le radici nordafricane.
La violenza innescata da un litigio per questioni di droga.
La quinta vittima è Anica Panfile, 31enne romena madre di quattro figli, residente a Treviso: a differenza dei casi precedenti, un giallo ancora non risolto.
La ragazza, dipendente del centro cottura dell’Israa, viene trovata senza vita domenica 21 maggio, in un’ansa del Piave a Spresiano.
L’autopsia, dopo qualche giorno, fa scartare l’ipotesi del suicidio: quell’ematoma sul viso e quei graffi su una guancia sarebbero traumi inferti da un oggetto contundente, non compatibili con il trascinamento del cadavere da parte della corrente.
Dopo un paio di settimane, il cambio di passo: Franco Battaggia, già “primula rossa” del Nordest, titolare della pescheria “El Tiburon” a Spresiano ed ex datore di lavoro di Anica, è indagato per omicidio. All’abitazione di Battaggia, ad Arcade, vengono messi i sigilli: arriva pure il Ris. L’autore non ha ancora nome. Ora la geografia degli omicidi si allarga a Conegliano.
A Margherita Ceschin, ammazzata sul divano a 72 anni. Una scia di sangue lunga ormai 54 giorni.
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