La denatalità colpisce duro, chiudono le prime scuole materne paritarie nella Marca
A settembre non riapriranno gli asili di Mosnigo e Moriago. Rubinato, presidente della Fism: «Pensiamo a riorganizzare le funzioni burocratiche e amministrative, lasciando alle scuole gli aspetti didattici e pedagogici»

Rappresentano un pilastro educativo fondamentale. Un supporto indispensabile per tante famiglie, soprattutto in Veneto, dove la loro presenza è un tutt’uno con la storia del territorio e con lo stesso tessuto sociale.
Le scuole paritarie associate alla Fism (Federazione Italiana Scuole Materne) della Marca sono oltre 200, ma il loro numero rischia di assottigliarsi. Prova ne è il fatto che a settembre non riapriranno gli asili di Mosnigo e Moriago.
Lo spettro della denatalità
La denatalità sta minacciando la sopravvivenza di queste strutture, che si reggono grazie a rette scolastiche, a contributi pubblici, donazioni e sponsorizzazioni. Un tema che la federazione della Marca, presieduta da Simonetta Rubinato, sta affrontando con uno sguardo nuovo.
Che per la prima volta in assoluto, nella storia di queste scuole, potrebbe portarle a centralizzare alcune funzioni. Quelle burocratiche e amministrative, lasciando invece alle singole strutture campo libero per quanto riguarda tutta la parte didattico- educativa.
I numeri
La prova di questa difficoltà risiede nei numeri del prossimo anno scolastico. Sono 11.749 i bambini che si apprestano a frequentare la scuola dell’infanzia, 404 in meno (-3,3%) rispetto all’anno precedente (quando erano 12.153). Passando al nido, le richieste sono 1.660, 101 in meno rispetto all’anno prima (erano 1.761).
Le liste d’attesa rimangono stabili a oltre 300 nomi. Calano di conseguenza anche le prenotazioni per la sezione primavera (aperte alla frequenza di bambine e bambini dai 24 ai 36 mesi di età) con 1.139 iscritti, 109 in meno rispetto all’anno precedente (erano 1.248) con 37 nomi in lista d’attesa (contro 58).
Il fenomeno e le conseguenze
I numeri parlano di un calo generalizzato. Ma è il confronto con le iscrizioni degli anni precedenti che restituisce il quadro di una progressiva, e veloce, decrescita. Basti pensare che nel 2021/2022 erano 13.286 gli iscritti alla scuola dell’infanzia, 1.515 quelli degli asili nido e 689 i nomi per le sezioni primavera. Ben 15.490 in totale (escluse dal computo le richieste di iscrizioni). Oggi invece sono 14.548: quasi mille in meno (942).
Se, da un lato, diminuisce la domanda da parte delle famiglie, che per una complessa serie di ragioni sono sempre meno motivate a fare figli, dall’altro, lo svuotamento degli asili rappresenta il principale fattore di pericolo. E non è un caso se entro l’anno chiuderanno i battenti le materne di Mosnigo e di Moriago. Ma non sono le uniche a rischiare.
Proprio per questo motivo, la Fism trevigiana sta ragionando sul futuro di queste strutture. Cercando nuove strategie per dare continuità a un servizio fondamentale per moltissime famiglie, affiancando e supportando le scuole pubbliche.
La presidente Rubinato
«Stiamo puntando ad una riorganizzazione che renda più semplici le funzioni burocratiche e amministrative, che gravano sulle singole strutture. Tutto questo con l’obiettivo di lasciare alle scuole l’aspetto didattico e pedagogico, senza doversi occupare di tutti gli altri oneri» afferma Rubinato.
Una visione del tutto nuova, che al momento attuale è pura visione strategica. Ma che, nell’arco di alcuni anni, potrebbe tradursi in una possibilità concreta.
Il nodo dei contributi pubblici
Nel frattempo, le paritarie chiedono più fondi pubblici a fronte del servizio reso: «Non possiamo continuare a fare i miracoli, il contributo deve essere adeguato». Una coperta più ampia potrebbe consentire di migliorare anche le condizioni salariali dei dipendenti.
Proprio nei giorni scorsi il consiglio nazionale Fism ha approvato la mozione della Federazione veneta che invita i sindacati a farsi parte attiva nel chiedere a Governo e Parlamento l’adeguamento dei contributi.
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