Da Re - Tonon, divisi da 500 voti

E’ ballottaggio. L’8 giugno di nuovo al voto. Trema Da Re, freme Tonon. «E’ fatta» sospira il candidato di "Cambia Vittorio". Cinquecento voti dividono il Pd dalla Lega.

E’ ballottaggio. L’8 giugno di nuovo al voto. Trema Da Re, freme Tonon. «E’ fatta» sospira il candidato di "Cambia Vittorio". Cinquecento voti dividono il Pd dalla Lega. Tonon, a fianco dell’avversario in piazza del Popolo, lancia un appello a coloro che vogliono cambiare: «L’8 giugno sanno per chi non votare per coloro che vogliono la conservazione». Da Re (Ln, Fi e altre 5 liste), lo ascolta senza batter ciglio. Poi, però, Da Re e Tonon si stringono la mano. E si dicono pronti al confronto elettorale, «magari il 9 giugno», sorridono insieme. Vittorio Veneto, dunque, passa al secondo turno. E chissà se l’assenteismo, oltre il 40%, potrà rientrare. Nessuno degli 8 candidati sindaco, appoggiati da ben 19 liste, è riuscito a spuntarla nel voto di domenica. Anzi, tutti a casa, fuorché Da Re e Tonon. Da Re che ottiene il 38,75 % dei voti, dopo essersi fiondato al 45%. Tonon che arriva al 35,41%, dopo essersi parcheggiato tra il 32 ed il 33%. «Nessun apparentamento in vista, ma conto sui voti in libertà» fa sapere Da Re. L’avversario è meno rassegnato. «Deciderà il Pd se apparentarsi, ma intanto io mi rivolgo ai vittoriesi che non ne vogliono più sapere di questa amministrazione». Alessandro Mognol, dall’alto di un rassicurante 10,18%, ottenuto con le due liste "Partecipare" e "Un’altra Vittorio", gongola, è disponibile anche all’apparentamento. Ma questo ha un prezzo: no al traforo, almeno a questo traforo. Tonon per farcela avrebbe bisogno dei voti grillini.

Il M5S con il 7,38% è il quarto partito della città, ma il suo candidato Marco Borsoi non fa un endorsement verso Tonon. Anche se concede libertà di coscienza. Gli altri candidati, con le loro liste non riescono a fare la differenza, né da una parte, né dall’altra.

Enrico Scaglia ha raccolto il 5,21% delle preferenze, Oscar Zaros l’1,29, Dario Dus si è fermato all’1,15%, Davide Visentin si limita allo 0,75. Da Re e Tonon, pertanto, sperano di poter convincere qualcuno di quei 4 elettori che non si sono recati alle urne per convincerli a farlo al secondo turno. Non sarà ,facile. Un terremoto, d’altra parte. ha sconvolto il voto europeo. Il Pd è uscito dalle urne vittoriesi col 38.88%, una percentuale da brindisi col prosecco, mentre i suoi voti si sono distribuiti alle Comunali tra il 24,8% del Pd, capeggiato da Alessandro De Bastiani, e il 6,5% di “Cambia Vittorio” con Tonon.

Quindi un 31% non certo da bollicine. Le altre liste del raggruppamento si sono congelate al 2% di Scelta Civica, al 2% de "I Quartieri", all’1% de "Vittorio oltre il Veneto". E i grillini? Dal 18% circa delle Europee sono scesi al 7.3 di Borsoi. E la Lega Nord, al contrario, è stata spinta in avanti dal sindaco Da Re. La quota del 16,5 contro l’Europa si è trasformata nel 12,7% per Da Re e il 10,2% del Carroccio, per un complessivo 23 per cento. Forza Italia, con l’11.8% a sostegno dell’Europa, ha perso quota, invece, nei consensi a Da Re (8%).

Desaparecido il Nuovo centrodestra: il candidato sindaco ha raccolto soltanto un terzo di quel 3% che ha segnato il voto europeo. Il Pd, dunque, torna ad essere il primo partito in città, con Alessandro De Bastiani che va oltre le 300 preferenze.Mentre nella Lega Nord schizza in alto, verso quota 200, l’assessore uscente Bruno Fasan, che quadruplica i voti del secondo piazzato, Giancarlo Scottà. Il leghista Giuseppe Maset, schierato con Da Re, riesce a salire fino ad una manciata di preferenze da Fasan. Ieri sera, tutti (o quasi) a festeggiare Da re con gli alleati a Carpesica, con porchetta e prosecco; Tonon in sede del Pd con le tartine.

Francesco Dal Mas

Argomenti:elezioni 2014

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