Crisi, la Bernardi va verso il concordato

ODERZO. Si profila il concordato preventivo per il gruppo Bernardi di Ronchis: a rischio i negozi trevigiani di Oderzo e Crocetta del Montello. C’erano anche loro in mezzo al centinaio di lavoratori, tra commessi, responsabili di punti vendita e impiegati in cassa integrazione straordinaria, che martedì mattina hanno scioperato all’esterno del quartier generale del gruppo. La preoccupazione tra i dipendenti è alle stelle: non arriva infatti più la merce in quanto il partner Coin ha bloccato le forniture non essendosi visto liquidare le fatture da Bernardi che, presa nelle sabbie mobili di una situazione economico-finanziaria a dir poco critica, vanta debiti anche nei confronti degli stessi lavoratori, senza stipendio dallo scorso febbraio. Il primo negozio di abbigliamento Bernardi venne aperto a San Giorgio di Nogaro nel 1975 da un’intuizione di Riccardo di Tommaso e della madre Teresa Bernardi. L’attività negli anni è sempre cresciuta inondando di punti vendita prima il Friuli, poi il Veneto fino al resto d’Italia, per arrivare infine ad aprire quattro negozi all’estero. Nel gennaio 2010, Riccardo di Tommaso muore prematuramente e l’azienda viene presa in mano dai suoi figli Diego e Silvia. Ad agosto dello scorso anno Bernardi Group cede 106 dei suoi negozi al Gruppo Coin: nella Marca vengono ceduti i negozi di Spresiano, Zero Branco, Treviso e Vittorio Veneto, mentre quelli di Oderzo e Crocetta del Montello restano sotto l’egida di Bernardi Group. Ad oggi la società di Ronchis gestisce ancora 26 punti vendita Bernardi (3 in provincia di Venezia, 2 in provincia di Treviso e i restanti in Friuli) e 35 punti vendita Go Kids. Contestualmente alla cessione della maggior parte dei negozi doveva partire un piano di rilancio e di riorganizzazione dei negozi restanti. L’amministratore delegato del gruppo martedì mattina ha incontrato i sindacalisti e ha delineato i prossimi passi. «Stanno cercando imprenditori per cedere i negozi in affitto» hanno fatto sapere i sindacalisti delle tre sigle principali che seguono la situazione da vicino «e contestualmente intendono chiedere al tribunale l’ammissione al concordato preventivo. Non sappiamo a quanto ammonti il debito del gruppo; spero ne sapremo di più il 12 aprile, giorno in cui dovremmo essere convocati in Regione per discutere il concordato. Non ci resta che attendere e sperare si presentino con qualcosa di concreto».
Claudia Stefani
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