Crac Sira di Vedelago, titolare agli arresti domiciliari

Vedelago. Stamattina Carmen Favaro comparirà davanti al gip per l’interrogatorio. Il legale: «Chiarirà la sua posizione»
DeMarchi Castelfranco via Paolo Veronese nuovo negozio di abbigliamento ex Sira Carmen Favaro
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VEDELAGO. Bancarotta documentale e per distrazione e omessi versamenti dell’Iva. Sono le accuse che il sostituto procuratore della Repubblica Massimo De Bortoli contesta a Carmen Favaro, 57 anni, l’imprenditrice di Fossalunga di Vedelago, titolare della ditta di abbigliamento Sira, dichiarata fallita nel dicembre del 2016. In virtù di questa accuse, la procura della repubblica ha ottenuto dal giudice delle indagini preliminari Piera De Stefani la misura cautelare degli arresti domiciliari.

Il crac Sira torna, dunque, alla ribalta della cronaca giudiziaria. Stavolta con effetti diretti sulla libertà personale della titolare. Carmen Favaro è da lunedì mattina agli arresti domiciliari, travolta dalle pesantissime accuse che la procura della Repubblica di contesta. Bancarotta documentale per aver fatto sparire, secondo il pubblico ministero De Bortoli, documenti contabili utili a ricostruire il patrimonio dell’azienda al momento del crac. Bancarotta per distrazione per aver sottratto ai creditori ingente materiale dal magazzino. Ed infine omessi versamenti delle imposte.

Tutte accuse che il legale dell’imprenditrice finita sotto inchiesta, l’avvocato Luigi Ravagnan del foro di Venezia, cercherà di smontare a partire dall’interrogatorio di garanzia, fissato stamattina, alle 9.30, davanti al giudice delle indagini preliminari Piera De Stefani. «La mia cliente - preannuncia l’avvocato Ravagnan - risponderà alle domande che le verranno fatte all’interrogatorio. E lo farà per chiarire la sua posizione. Ritengo che il provvedimento cautelare che è stato emesso nei confronti dell’imprenditrice non meriti di perdurare».

In merito alle singole accuse che la procura della Repubblica di Treviso contesta all’imprenditrice di Fossalunga, l’avvocato di Carmen Favero precisa: «La procura di Treviso contesta alla mia assistita l’accusa di bancarotta per distrazione di fondi di magazzino per un valore complessivo di 25.000 euro. Possibile che per una cifra così modesta ci si macchi le mani? In casi simili, le cifre contestate sono almeno a cinque zeri. La realtà è un’altra: Carmen Favero credeva fortemente nell’azienda ed ha cercato di fare di tutto per pagare gli stipendi degli operai e per mandare avanti la sua azienda strappandola al fallimento».

Purtroppo, però, le cose sono andate diversamente. La storia dell’azienda di abbigliamento di Fossalunga è simile a quella di molte altre aziende che nel periodo della crisi economica mondiale ha iniziato un lento ed inesorabile declino fino al fallimento dichiarato dal tribunale lo scorso dicembre.

 

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