Coop assume 24 detenuti Il progetto di Alternativa

Per dar loro un futuro, e per risolvere un problema di tutta la società. È così che nasce il progetto della cooperativa Alternativa che dal primo giugno ha assunto, come normali lavoratori, 24 detenuti del carcere di Treviso. Hanno una paga base di 600 euro al mese, ma potranno arrivare fino a 1.000, il loro contratto, per il momento, durerà fino al 31 dicembre. Se il progetto verrà rifinanziato i contratti saranno rinnovati. I detenuti lavorano all’interno del polo occupazionale della casa circondariale di Treviso, nei laboratori di falegnameria, incisione del vetro, riparazione di attrezzature elettroniche, assemblaggio e digitalizzazione dei documenti. Il maestro vetraio è Alessandro Moretti, 55 anni, che ne sta scontando 22 per omicidio Del suo passato Moretti, che vendeva vetro inciso, ha fatto un lavoro anche in carcere ed è diventato un designer i cui pezzi sono oggi richiestissimi. Già quattro sono i detenuti che hanno imparato l’arte da lui. Uno dei quali ora, scontata la pena, vive in Marocco vendendo ai turisti oggetti di vetro inciso. «Sono soggetti che stanno già scontando la loro pena con la limitazionedella libertà», ha spiegato Antonio Zamberlan, presidente di Alternativa, «se vengono utilizzati in ambiti lavorativi è giusto e dignitoso che ricevano un giusto compenso e riconoscimento». L’assunzione dei 24 detenuti è arrivata grazie alla cosiddetta legge Smuraglia, che permette ai carcerati di essere riconosciuti come lavoratori e percepire un minimo salario. Quest’anno il parlamento ha finanziato le attività con 16 milioni di euro, che consentiranno alle cooperative (l’Alternativa è la prima del Nordest) ma anche ad aziende (collaborano Nice e Aton), di assumere i detenuti riconoscendo un credito d’imposta mensile di circa 700 euro per ognuno, sgravando la cooperativa degli oneri fiscali. L’Alternativa da 24 anni si occupa di reinserire socialmente gli ex detenuti, anche grazie alla formazione all’interno del Polo occupazionale che dal 2001 opera all’interno della Casa Circondariale. Ma solo ora è stato possibile dar loro un vero e proprio lavoro. «Il lavoro cambia il senso della pena e dia stimolo e soprattutto prospettiva al detenuto che, una volta uscito, riparte con una possibilità di riscatto», ha concluso il direttore del carcere Francesco Massimo.
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso