Il convegno, Cisl lancia l’allarme: «Marca non attrattiva»
Gli stipendi non tengono il passo con l’inflazione, quasi 70 mila abitazioni vuote: «Nel 2040 mancheranno 80 mila addetti nei settori dove l’età media è più alta»

La provincia di Treviso non è più attrattiva. È la Cisl a lanciare l’allarme: incrociando i dati demografici con il tasso di occupazione, la proiezione indica che nel 2040 nella Marca mancheranno 80 mila lavoratori.
I settori che rischiano di andare in sofferenza sono quelli in cui l’età media dei dipendenti è più alta. Come sanità e assistenza sociale, trasporto e magazzinaggio, attività immobiliari, finanza e manifatturiero.
Da una parte, lo stipendio non tiene il passo dell’inflazione: dal 2014 al 2023 il reddito annuale è passato da 22.655 euro a 27.009 euro (+16,4%) ma l’inflazione cumulata corre a +19,7%. Dall’altra, si contano quasi 70 mila case non occupate.
Questi i numeri, elaborati dall’ufficio studi con i ricercatori Francesco Peron e Stefano Dal Pra Caputo, che fotografano l’emergenza demografica, abitativa, occupazionale e salariale presentati ieri a Castelbrando di Cison dove è in corso il 4° congresso della Cisl.
La glaciazione
Dal 2020 la popolazione è in costante diminuzione con un calo di quasi 6.000 residenti dal 2014 al 2024 (da 884.463 a 878.545). Le proiezioni al 2043 indicano che le fasce più giovani e quelle in età lavorativa si ridurranno: gli under 15 passeranno dal 21% all’11,6%, la fascia 15-34 dal 30,5% al 18,6%, mentre gli over 65 raddoppieranno il loro peso percentuale, passando dal 13,2% del 1982 al 34,1% del 2043.
Raddoppia il numero di occupati delle fasce 55-64 anni e over 65, mentre calano i lavoratori dai 35 ai 44 anni (da 117.911 a 83.501). L’età media dei lavoratori è passata da 42,2 del 2013 a 44,4 del 2023.
Stranieri in calo
Anche la popolazione straniera è in calo. Dal picco di quasi 100.000 stranieri nel 2014, si è scesi sotto quota 90.000 nel 2024. Negli ultimi anni il numero si è stabilizzato, ma il dato mostra che la spinta migratoria si è attenuata. Gli immigrati sono occupati soprattutto in agricoltura e nelle costruzioni.
Nelle attività manifatturiere, nelle costruzioni, nelle attività finanziarie, i salari superano i 28 mila euro. Ma in settori strategici come sanità, istruzione, assistenza sociale e familiare, servizi, attività ricettive, gli stipendi scendono, e di molto. È pari a 18 mila euro la retribuzione media di chi si occupa di sanità e sociale: più della metà dei lavoratori in questo settore ha un contratto part time. Anche nella ristorazione la paga media non supera i 12 mila euro, e il 40% è part time.
I contratti e le case
Nonostante i contratti full time, sui lavoratori della manifattura sta impattando l’avanzare di una crisi sempre più globale certificata dal numero di ore di cassa integrazione autorizzate nel 2024, sui livelli di 10 anni fa: 15.885.844, di cui il 47,5% nel settore metalmeccanico, il 16% nel legno e il 13% nella chimica, gomma e materie plastiche.
Le abitazioni occupate sono passate da 170 mila nel 1971 a quasi 364 mila nel 2021, ma sono aumentate anche quelle non occupate, che sono salite da 12.784 a 68.804. Ultimo capitolo sugli infortuni sul lavoro con numeri in aumento, in calo quelli fatali: nel 2024 le denunce sono state 12.923 (+5%), 14 i mortali (-17,7%) mentre 609 le segnalazioni di malattie professionali (+14,7%).
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