A spasso per Treviso con i concorrenti del Premio letteratura d’impresa

Nella tre giorni del Festival Treviso Città Impresa le scrittrici e gli scrittori presenteranno i loro libri. Domenica 16 marzo la giuria presieduta da Piero Luxardo svelerà i finalisti. Ecco come iscriversi all’evento

Damiano Manfrin
Da sinistra, in alto e poi in senso orario Roberto Mania, Stefania Leo, Gianluca Rotondi, Alberto Masotti, Giulio Buciuni, Alberto Albertini, Frank Pagano, Romano Cappellari
Da sinistra, in alto e poi in senso orario Roberto Mania, Stefania Leo, Gianluca Rotondi, Alberto Masotti, Giulio Buciuni, Alberto Albertini, Frank Pagano, Romano Cappellari

C’è chi ha sfidato la finanza tradizionale per portare il modello americano in Italia, chi ha rivoluzionato il mondo della lingerie partendo da un piccolo laboratorio di Bologna e chi ha messo in piedi un modello di business discutibile provocando la caduta rovinosa di una startup da un miliardo di euro.

Il Premio Letteratura d’Impresa, giunto alla quinta edizione e promosso da Manini Prefabbricati, porta sotto i riflettori venti libri (sedici quelli che verranno effettivamente presentati dagli autori nei giorni del Festival Città Impresa) che svelano l’anima e le peculiarità del tessuto produttivo italiano e che concorrono equamente divisi in due filoni: dieci nella categoria “Narrativa, biografie e storie d’impresa”; dieci nella sezione “Saggistica, anche di carattere storico, sui temi del lavoro, dello sviluppo delle imprese, della cultura manageriale e d’impresa”.

La narrativa

Partendo dalla narrativa, ci sono storie di aziende di famiglia che sono diventate icone del Made in Italy. La nostra Perla di Alberto Masotti, presidente per anni dell’azienda fondata dalla madre Ada, svela aneddoti e retroscena del celebre marchio di intimo, mentre in Giorgio Armani: l’uomo, il marchio, l’azienda lo scrittore Frank Pagano e il manager Marco Di Dio Roccazzella ripercorrono l’epopea di un brand sinonimo di eleganza in tutto il mondo.

E sulla Fratelli Alinari si concentra Il potere delle immagini di Claudio De Polo Saibanti, a lungo presidente della stessa azienda fotografica che attraverso i suoi obiettivi ha raccontato la storia d’Italia.

Da grandi marchi a imprenditori legati al proprio territorio.

Nato con la farina della giornalista Stefania Leo racconta la scalata di Giuseppe Fiore, che ha trasformato un forno familiare pugliese in un colosso della panificazione, mentre L’innovazione fatta bellezza di Giuseppe Montanaro e del giornalista Carmelo Greco segue la visione di Kikau, l’impresa pugliese degli infissi dello stesso Montanaro.

E di Puglia racconta anche il giornalista e scrittore Marco Ferrante nel romanzo Ritorno in Puglia, il cui protagonista, Bernardo Bleve, affronta le contraddizioni della trasformazione dell’azienda di famiglia da realtà agricola a industriale.

Il tema del passaggio generazionale torna in L’urlo disumano del manager e scrittore Alberto Albertini. La metafora è quella della staffetta olimpica, dove il testimone viene passato con un grido di incitamento: ma nelle aziende questo passaggio è molto più complesso e spesso decisivo per il successo o il declino di un’impresa.

Di cambiamento parla anche Daniele Bozzalla in I vent’anni che cambiarono la finanza, il libro-verità sulla storia della Fideuram che rivoluzionò la finanza italiana negli anni Settanta-Ottanta.

In lizza per il Premio anche Il canto della fortuna di Chiara Bianchi, che racconta la parabola dell’editore e produttore cinematografico Angelo Rizzoli, e Ho visto la luce di Adolfo Guzzini, sulla storia della iGuzzini che da un piccolo borgo è arrivata a illuminare la Basilica di San Pietro.

La saggistica

Se la narrativa racconta le storie d’impresa, la saggistica esplora fenomeni, dinamiche e prospettive del tessuto italiano. E a proposito di casi aziendali emblematici, Bio-on, l’unicorno avvelenato dei giornalisti Massimo Degli Esposti e Andrea Franchini e L’Unicorno dei colleghi Marco Madonia e Gianluca Rotondi ricostruiscono l’ascesa e il crollo della startup bolognese che prometteva una rivoluzione green con la plastica biodegradabile, ma è finita al centro di uno scandalo finanziario.

L’impresa familiare torna al centro di Capitalisti silenziosi in cui il giornalista Roberto Mania ne analizza la forza nel mercato globale e la capacità di adattamento alle crisi, mentre Innovatori outsider dell’economista e docente Giulio Buciuni esplora una nuova categoria di imprenditori: quelli che stanno rivoluzionando l’industria con un modello di impresa “ibrida”, a metà tra startup tecnologica e manifattura classica.

L’evoluzione del lavoro è il cuore di due libri molto diversi: Abolire il lavoro povero del giurista Alessandro Somma denuncia il fenomeno della precarizzazione, mentre Il lavoro in Italia dello storico Manfredi Alberti ripercorre le trasformazioni economiche e sociali dalla nascita dello Stato unitario fino a oggi.

Se c’è un elemento che oggi distingue le imprese, è la creatività nel comunicare e vendere. Marketing e brand activism del docente Romano Cappellari esplora come i grandi marchi abbiano trasformato il marketing in un’arte.

Ma anche il cinema è un’industria in cui il business è fondamentale e in Champagne e cambiali i due storici del cinema Domenico Monetti e Luca Pallanch raccontano strategie e follie dei produttori italiani che hanno cercato di conquistare Hollywood.

In gara per il Premio anche Ironia di Paolo Iacci, che ribalta la visione tradizionale del management dimostrando come l’umorismo e l’ironia siano strumenti essenziali, e Economia vegetale di Luigino Bruni, che propone un nuovo modello economico ispirato al mondo delle piante, basato su cooperazione e resilienza piuttosto che sulla competizione sfrenata.

Terminate le presentazioni, domenica 16 marzo alle 15.30, nella cornice di Ca’ Scarpa a Treviso, la giuria degli esperti presieduta da Piero Luxardo selezionerà i dieci titoli finalisti (cinque per categoria) che accederanno alla fase finale in autunno al Festival Città Impresa di Bergamo, dove sarà una giuria popolare di 200 lettori a scegliere i due vincitori. Ma al di là della competizione, questi libri ci raccontano un’Italia che lavora, crea, rischia e cambia. Perché ogni impresa è prima di tutto una storia da raccontare. —

 

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