Incendiò le auto e la casa del socio a Cimadolmo: patteggia 2 anni e 4 mesi
Si chiude il processo a Giuseppe Facchin, nel mirino era finito Danilo Cadamuro. Decisive le telecamere. Ora una causa civile per la quantificazione dei danni materiali
Ha patteggiato due anni e quattro mesi di reclusione (pena sospesa) Giuseppe Facchin, 81 anni di Cimadolmo, responsabile del rogo doloso, avvenuto nella notte del 23 giugno scorso, in cui vennero distrutte due automobili e fu danneggiata la casa dell’ex socio in affari Danilo Cadamuro, 79 anni, imprenditore nel settore del legname ed ex assessore comunale di Cimadolmo.
Il giudice Marco Biagetti ha, inoltre, tolto a Facchin la misura cautelare dell’obbligo di dimora nella frazione di San Michele di Piave (inizialmente aveva il divieto di dimora in provincia di Treviso) con il divieto di uscire di casa dalle 22 alle 7 del mattino. Il patteggiamento è il frutto di un accordo tra il pm Gabriella Cama, titolare dell’indagine, e il difensore dell’imputato, l’avvocato Valentino Cirri. Facchin ha risarcito le otto parti offese con mille euro ciascuna. Ci sarà una causa civile per la quantificazione esatta del danno.
A incastrare Facchin furono le telecamere di videosorveglianza di un’abitazione vicina. Dalle immagini si vedeva nitidamente una persona con i capelli bianchi e di bassa statura avvicinarsi alla casa di Cadamuro nell’area dove era partito l’incendio. La notte a prendere fuoco inizialmente furono una Kia Sportage del datore di lavoro del genero di Cadamuro e una Skoda Karoq della figlia di Cadamuro, che andarono completamente distrutte.
Tra Facchin e Cadamuro, soci di un’azienda che ha sede legale in Ungheria e che commercializza legna da ardere, i rapporti si sarebbero deteriorati a causa di una questione economica, probabilmente legata a dei terreni in Ungheria (pare un parco industriale a 70 chilometri dal confine austriaco).
L’incendio di cui era accusato Facchin risale alla notte tra sabato 22 e domenica 23 giugno scorso. Le fiamme divamparono alle 2 di notte, nel cortile esterno della casa di via Roma, residenza di Cadamuro e di sua moglie, ma anche sede legale della sua azienda, la Cadamuro Danilo, trasporto merci conto terzi e commercio all’ingrosso di legna da ardere. A prendere fuoco inizialmente le due automobili posteggiate accanto all’abitazione. Le fiamme poi si estesero alla facciata e al primo piano dell’abitazione, causando notevoli danni da fumo. Sul posto intervennero in forze i vigili del fuoco che per spegnere le fiamme e bonificare l’area lavorarono fino all’alba. Fin da subito emerse che il rogo era di natura dolosa.
Le indagini dei carabinieri permisero di individuare, in poche ore, il presunto responsabile dell’incendio: l’ottantunenne Giuseppe Facchin. Secondo alcune indiscrezioni sembra che le divergenze tra i due si trascinassero da anni e quindi che il rapporto incrinato tra i due fosse cosa nota, almeno in paese.
Cadamuro prima di aprire la società di commercio legnami era socio, insieme al fratello Flores, della Cadamuro Elio Srl, che ha sede proprio dietro la sua abitazione. A metà anni ’90, però, Danilo avrebbe chiesto al fratello di essere liquidato. Fu allora che ebbe la possibilità di aprire la nuova azienda, dividendosi tra Cimadolmo e l’Ungheria.
Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso