Cibo, abiti, mobili: la mappa degli aiuti
Sei isole affiorate dal mare della solidarietà trevigiana, dove approda chi cerca aiuto nella burrasca della crisi. Un centro di ascolto, un punto distribuzione viveri, due per il vestiario, un emporio del mobile usato e un punto di ritrovo a cena per chi non ha neppure dove dormire. La piantina mostra il percorso di chi si muove per chiedere una mano, con orari, giorni e i luoghi messi in campo dalle parrocchie nel cuore della città.
Centro di ascolto Caritas. Si parte da qui, in via Canoniche, a due passi dalla cattedrale. E’ il punto d’approdo di tante storie di fatica; chi a mantenere una famiglia, chi a pagare mutuo, affitto o bollette. Un faro puntato sull’emergenza sociale. Ad accenderlo da ormai più di un anno è la Commissione cittadina carità formata dalle dieci parrocchie del centro (Duomo, San Martino, Sant’Agnese, San Nicolò, Santa Maria Maggiore, Santa Maria Maddalena, Sacro Cuore, San Zeno, San Bartolomeo e Sant’Andrea) che insieme alla Caritas diocesana e all’associazione San Vincenzo hanno unito le forze.Sono una cinquantina i volontari ogni giorno in prima linea, per distribuire ai quattro angoli della città, buoni spesa, vestiti, mobili usati a tutti coloro che chiedono una mano.
La fila. Trevigiani e stranieri insieme a fare i conti con la crisi. In fila c’è la badante dell’Est che ha perso il lavoro, ormai più la regola che l’eccezione. Ma allungano la conta anche famiglie di immigrati, soprattutto giovani, con figli piccoli, un mutuo e niente lavoro. Gli italiani non chiudono affatto il cerchio. Dopo gli ucraini (35 per cento) a chiedere la spesa o i vestiti per la famiglia giungono anche trevigiani che vivono in città. Casi di nuclei familiari in difficoltà: loro è il 20 per cento delle richieste d’aiuto. A tendere una mano sono per lo più famiglie mature con figli adolescenti. A Seguire famiglie dal Marocco (10 per cento), Kosovo, Nigeria, Romania e Bangladesh, in percentuali minori.
Buoni spesa. Lunedì mattina: ore 9. Mercoledì pomeriggio ore 15.30. Sono i giorni e gli orari in cui si aprono le porte del centro di ascolto Caritas, in via Canoniche, all’ombra del Duomo. Un piccolo cortile che racconta della dignitosa bellezza d’altri tempi. Oggi della povertà che bussa alla porta di casa. E’ qui il punto d’approdo. Si entra per chiedere ciò di cui si ha bisogno: viveri, vestiti, mobili. Da qui vengono emessi e distribuiti i buoni utili a ricevere una volta la settimana una borsa della spesa. Ciascuna tessera assegnata è personale: indica il nome del titolare, i componenti del nucleo familiare e l’età dei figli. Chi varca la soglia può spiegare, a porte chiuse, ai volontari la propria situazione e le difficoltà: «Non siamo un ufficio di assistenza sociale e non chiediamo di presentare gli indicatori Isee, ma di raccontarci i problemi, il reddito, le spese vive», spiegano i volontari. «I casi ci vengono segnalati dalle parrocchie del centro che provvedono anche a fare loro visita. Il nostro obiettivo è entrare in relazione con loro per aiutarli a superare il momento di difficoltà». Da maggio ad oggi sono stati fatti 215 colloqui».
San Francesco: la borsa della spesa. Generi alimentari non deperibili vengono raccolti nei “cesti della carità”, distribuiti tra le dieci parrocchie. L’unica “dispensa”, il punto di distribuzione dei viveri, è in uno spazio ricavato nel convento di San Francesco. Mezzora il tempo per rifornirsi della spesa, il lunedì e il venerdì dalle 11 per le famiglie. Stesso orario il mercoledì per chi vive da solo o non ha figli. Latte, pasta, riso, cibi in scatola, olio, sale, zucchero, caffè. Di borse riempite di generi di prima necessità ogni settimana ne vengono distribuite 55 ai nuclei familiari e 35 ai single e alle coppie.
Santa Maria Maggiore e Sacro Cuore: i vestiti. Un nuovo centro distribuzione vestiario di Santa Maria Maggiore, in via Brandolini d’Adda ha aperto il 4 novembre, per essere rimesso a nuovo. Così da fine estate della distribuzione di capi d’abbigliamento si è dovuta occupare soltanto la parrocchia del Sacro Cuore. Il centro è allestito in uno spazio attiguo alla chiesa in via Dalmazia. Vestiti usati, ancora in buono stato, ordinati e puliti possono essere portati direttamente nei punti raccolta di queste due parrocchie. Qui al lavoro in diverse giornate c’è una squadra di dieci volontari: ritirano, dividono i capi per taglia e li sistemano nei “reparti” uomo, donna e bambino. Sotto la chiesa c’è persino un magazzino dove mettere in ordine appendiabiti e contenitori pronti all’occorrenza. Ogni giovedì mattina, dalle 10 alle 11.30 arriva il momento di distribuire il guardaroba. Spesso il disordine di chi vuole liberare in fretta l’armadio, fa sì che arrivino pure abiti rotti o sporchi. E così tocca ai volontari buttare il vestito buono soltanto per il macero.
Via DAlviano: i mobili. Armadi, poltrone, tavoli, sedie. Ma anche bicchieri e varie stoviglie. Una lunga lista di pezzi d’arredo e casalinghi destinati al macero. Recuperandoli, sistemandoli e vendendoli si riesce a dare un lavoro a chi non ce l’ha. Anche con contratti a tempo indeterminato. Oggi sono nove le persone che così hanno lasciato la disoccupazione alle spalle. Duecentocinquanta metri quadri di magazzino in via D’Alviano, gestito da 17 anni in città dall’associazione San Vincenzo de Paoli per raccogliere mobili usati. Più altri 450 metri quadrati di emporio “di supporto” in via Rizzo, laterale della strada Ovest. Le cose da sistemare non mancano. E’ bastato aggiungere un camioncino per il ritiro a domicilio e la squadra può mettersi all’opera tutte le mattine. Cinque i lavoratori impiegati part time e con in mano un contratto a tempo indeterminato. Nei casi di difficoltà segnalati dalla Commissione cittadina Carità, quel che serve viene consegnato gratuitamente allo stesso modo dei vestiti o della spesa. Con la vendita al pubblico invece si rimette in moto il mercato del lavoro.
Oratorio San Martino: una cena per i senza fissa dimora.Potrebbe sembrare una sera come tante: qualcosa di caldo da mettere sotto i denti, un film davanti alla tv, quattro chiacchere con gli amici, una coperta per scaldarsi. Ma per i senza dimora è il lusso del martedì e della domenica sera, quando l’oratorio della chiesa di San Martino dalle 18.30 li accoglie. Al martedì lo spazio parrocchiale si popola. Sono 25 gli homeless trevigiani che qui fanno tappa. Ad accoglierli, distribuiti nelle due giornate, arriva un esercito di una novantina di volontari che danno man forte a un progetto conosciuto come “La notte dei senza dimora”. Ma non mancano coloro che stanno facendo “di necessità virtù”. Un gruppo di otto giovani, dai 17 ai 30 anni, inseriti in un percorso di pena detentiva esterna al carcere di Santa Bona, svolgono qui il loro servizio per “riparare” il danno sociale: distribuiscono vestiti puliti, un piatto caldo o una coperta.
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