«Chiudo il chiosco e vado a Tenerife»

Dopo 35 anni Moreno Fiabon, l’anguriaro di porta San Tomaso, molla tutto e si trasferisce: «Così è cambiata la città»

«Basta, mi fermo: dopo 35 anni ho diritto alla mia vita». Moreno Fiabon, l’anguriaro di porta San Tomaso, saluta tutti: quest’anno il suo banco non scandirà l’estate dei trevigiani all’inizio dei passeggi. E sarà inutile cercarlo anche alle fiere, con lo stand di folpi. Moreno saluta anche Treviso. Si trasferisce a Tenerife, dove viva da anni la figlia. Costo e qualità della vita, clima. Moreno, 65 anni, si è già preso un appartamento, dice chi lo conosce bene.

Con Moreno va in pensione l’ultimo banco storico delle angurie in città. Racconta chi c’era che dopo la guerra ce ne fossero 47, dentro e fuori le mura, solo nel capoluogo.

Moreno ha resistito per anni a tutto: al Put e al maltempo, all’aumento della Tarsu, persino all’antenna mobile temporanea piazzata vicino al suo chiosco, che tanto fece discutere. Ai cellulari e a Internet.

«È deciso, basta: tra tasse e maltempo, ormai, non ci si stava più dentro. Il plateatico corre anche se c’è pioggia o il termometro scende. Le ultime estati sono state incredibili, in certi periodi vendevo il 70% in meno», come il colonnello Bernacca, ma laureato sul campo, d’estate. Moreno potrebbe dirvi tutti i giorni di pioggia e di freddo delle estati, dal 1980 ad oggi. «Il 2000 e il 2014, per esempio, sono da annali, Adesso provo a recuperare il tempo, fate conto voi 35 estati, da fine maggio a fine agosto, fino a notte fonda».

Aveva cominciato da ragazzo, ad aiutare lo zio Ennio - l’anguria è stata vocazione di famiglia, che aveva il banchetto vicino la chiesa Santa Maria del Rovere. Poi ha gestito un pub a Carbonera, poi è partito, nel 1980 con le angurie d’estate e i folpi e le castagna alla fiere. Il più classico degli ambulanti stagionali.

«Piace sempre l’anguria, ma in queste condizioni e sempre più difficile lavorare. E le ultime estati, con pioggia e freddo, mi hanno tolto ogni entusiasmo».

In tre decenni e mezzo, cosa è cambiato? «Tanto, le compagnie di una volta non ci sono più, come i nottambuli, gli ultimi anni erano sempre quelli». Un tempo, prima del Put, aveva file di camionisti: poi, nel 2000, il trasferimento dall’altra parte della strada, dove un tempo sorgeva il distributore Il chiosco nuovo, gli arredi nuovi. Mentre tutto intorno cambiava, e anche i suo colleghi chiudevano via via i rispettivi chioschi. In città quello alle Stiore e quello del Barone al Ponte dante.

«Ecco, l’unico aspetto positivo è che negli ultimi tempi non si vedeva più brutta gente, un volta si doveva stare attenti la notte a chi girava, posso dire di aver visto di tutto Adesso meno: cambio vita, voglio riposarmi: certo Treviso mi mancherà, sono trevigiano doc, nato in piazza del Grano».

Personaggio della città - è anche chiropratico e pranoterapeuta affermato con tanto di attestato rilasciato da papa Giovanni Paolo II - Moreno è stato l’ultima tappa della notte di almeno tre generazioni di trevigiani. Coppie e tiratardi E il supplemento per ristoratori, baristi, personale di pizzerie, giornalisti. Angurie, cocco e meloni, e la possibilità di ingannare ancora la notte, prolungando la compagnia e la veglia. E quante risate, al chiosco, con il suo assistente Bubu, scomparso prematuramente nel 2012. E memorabili anche le sue maratone di metà luglio, quando per due giorni, senza tregua, taglia le fette per i partecipanti alla gran fondo Pinarello.

Ma non è che a Tenerife....? «No, no, non ci ricasco, meritata pensione e riposo». Va ad ingrossare la colonia dei trevigiani che si sono trasferiti lì. (a.p.)

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