Cgil di Treviso squassata dal caso del corvo. Visentin a due segretari: «Dimettetevi»
Nel mirino Casarin (Flp) e Perra (Slc) che replicano: «Ci sfiduci in assemblea, nega le scelte di Roma». La spaccatura dopo il caso del cumulo stipendi che coinvolge un big del sindacato
Il caso del cumulo stipendi – un big della Cgil ha percepito per anni più indennità, prassi vietata nel sindacato rosso – fa volare gli stracci in Cgil. Sotto l’albero, nuovo scossone legato alla vicenda portata alla luce da un “corvo”, con lettera anonima.
Il segretario provinciale Mauro Visentin, in una nota interna, invita senza mezzi termini due componenti della segreteria –Marta Casarin, segretaria Fp Cgil, e Vittorio Perra, segretario Slc-Cgil (lavoratori comunicazione) – «a dimettersi dall’organismo».
Negando, nero su bianco, che il braccio destro di Landini, Gino Giove abbia riferito ai vertici veneti la decisione dell’obbligo della restituzione, da parte del sindacalista coinvolto, delle somme percepite in violazione di regolamenti (120 mila euro). Visentin sconfessa anche il summit di Mestre, con Giove, la leader veneto Basso ed il direttivo regionale, avvisato della “sentenza”romana.
Per tutta risposta i due respingono l’invito di Visentin, e lo sfidano a sfiduciarli all’assemblea generale Cgil («la stessa che ti ha eletto» ricordano Casarin e Perra), invitando però «i vertici nazionali», perché possano ribadire «quanto deciso dai centro regolatori del partito sul cumulo di stipendi».
Tensione altissima in via Dandolo. Visentin di fatto sposa le sei sigle (su 11) che in una durissima lettera aperta – firmata pure dal sindacalista che ha accumulato gli stipendi – si erano scagliate contro il corvo e il “fango” sulla Cgil, sorvolando del tutto su vicenda e decisione di Roma
Come nasce lo scontro interno? Casarin e Perra si erano autosospesi per l’impossibilità di «discutere il caso in segreteria con i documenti, in trasparenza». Ma giovedì, appunto ricordando le decisioni di Roma, con il deferimento dei coinvolti alla commissione di garanzia, avevano comunicato «il rientro in segreteria dopo la dolorosa vicenda».
Visentin non l’ha presa affatto bene. E ha scritto una lettera a tutta la Cgil contestando i rilievi tecnici dei due, ricordando la discussione interna, peraltro tesa. Ma soprattutto ritenendo «stucchevole» che le «preoccupazioni dei due siano limitate solo al tema se il compagno (il sindacalista, ndr) debba e quanto debba restituire, come se secondo voi sia questo il vero danno che la Cgil di Treviso ha subito».
Irritatissimo, Visentin: «Anomalo che non abbiate espresso una sola parola rispetto al fatto che qualcuno all’interno della Camera del Lavoro abbia trafugato documentazione e dati sensibili, facendoli illecitamente circolare, con una deplorevole lettera anonima commettendo più reati in una sola volta», aggiunge, «Non vi disturba una lettera diffamatoria che colpisce tutto il gruppo dirigente Cgil di Treviso, descrivendolo come un manipolo di faccendieri, intenti a “mettere le mani sui soldi”, determinando un “clima settario, di omertà e di caccia alle streghe”? Né avete mai espresso preoccupazione per la campagna di diffamazione a danno della Camera del Lavoro, che infanga quotidianamente l’operato di compagne e compagni».
Finale tranchant: «La segreteria non ha porte girevoli, dove si entra e si esce a piacimento», aveva concluso il segretario, «Opportuno e auspicabile, vista la siderale distanza su questioni dirimenti e su modalità di confronto, e per il rispetto di tutti, che arrivino le vostre dimissioni». Dai diretti interessati, per ora, picche: si attende la prossima puntata. Unica certezza: la Cgil è spaccatissima.
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