Castelfranco, per il sindaco Marcon fiducia incassata: ora è caccia ai nuovi assessori

Il sindaco riconfermato deve trovare i sostituti per Guidolin e Pivotti dimissionari. Ma le polemiche continuano. Rizzo: «I modi di questa vicenda non sono piaciuti»

Davide Nordio
Il sindaco Stefano Marcon, a destra il consiglio comunale che ha rinnovato la fiducia
Il sindaco Stefano Marcon, a destra il consiglio comunale che ha rinnovato la fiducia

Incassata la fiducia, ora il sindaco Stefano Marcon deve pensare a ricostruire la giunta.

Le dimissioni in contemporanea di Stefania Guidolin (Bilancio) e Franco Pivotti (Sociale e Istruzione) hanno lasciato due caselle vuote che devono essere riempite. E i tempi per farlo rischiano di non essere brevissimi.

C’è da dire che Marcon può contare sul calendario: nel mese di agosto anche l’attività amministrativa rallenta e quindi si può ragionare con più calma non solo sulle persone da scegliere ma anche sulle strategie. Un problema in più è invece dato dal fatto che può contare su una maggioranza di un solo voto, il suo compreso, per poter andare avanti.

E qui bisogna vedere se i delicati equilibri consentiranno di pescare tra chi gli ha garantito fedeltà, visto che una volta nominati assessori dovranno lasciare il posto da consigliere. E bisogna anche vedere se i primi dei non eletti daranno la disponibilità a salire su una macchina in corsa.

Ma nel consiglio “della fiducia” che si è tenuto martedì sera è anche emerso che le acque all’interno della maggioranza non sono proprio tranquillissime. E stavolta nemmeno tra le file della Lega.

Se Marcon può contare su una fiducia risicata (tralasciando il fatto che gruppo misto e opposizioni hanno lasciato l’aula per non partecipare alla votazione) è perché il consigliere indipendente Diego Giovine, già eletto nelle file di Fdi, gli ha assicurato il suo sostegno.

Ma è apparso a tutti chiaro che i rapporti tra lui e il capogruppo di Fratelli d’Italia (nonché unico rappresentante del partito di Giorgia Meloni nell’assise comunale) Guido Rizzo non sono per nulla dei migliori. Tutt’altro.

Proprio Diego Giovine ha accusato Rizzo di essere stato lui a porre il veto ad una possibile collaborazione tecnica tra Marcon e Punto d’Incontro che probabilmente avrebbe portato ad un prezioso aiuto in più per la maggioranza: «Bisogna fare i nomi, e chi ha chiuso la porta in faccia a Punto d’Incontro è stato il consigliere Rizzo, con arroganza, dicendo addirittura che metteva il veto su questa iniziativa. I veti non si fanno, caro Rizzo, tantomeno in politica.

E se io metto il veto alle tue argomentazioni in consiglio, voglio vedere come riescono a passare. Quindi non mettere veti, sennò te li metto io».

In merito al “pour parler” con Punto d’Incontro, il consigliere Rizzo ha ribadito che innanzitutto «andava rispettata la volontà degli elettori di far governare la città dal centrodestra.

Quello che non abbiamo apprezzato sono stati i modi, i tempi e i contenuti. Si può lavorare per il bene della città, ma senza pretendere nuove suddivisioni delle responsabilità amministrative» o, in altri termini un assessorato. Circostanza questa che poi il consigliere di Punto d’Incontro Vittorio Lago ha smentito.

Rizzo ne ha avuto anche per la Lega, accusandola di aver trasformato discussioni interne in una vicenda che non solo ha visto la creazione di un gruppo misto formato da tre consiglieri eletti sotto il simbolo del Carroccio ma che poi ha portato alla crisi, aperta con le dimissioni del sindaco poi ritirate. 

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