Castagner, tradizione e futuro: «Porto figli e nipoti in azienda, così la grappa si fa più giovane»
L’imprenditore ci apre le porte per mostrarci il suo «caveau» e il computer «salva-matrimonio». Contro i costi energetici ha in cantiere un impianto che produrrà biogas da bucce e materiali di scarto
È geloso delle sue “ricette”, ma su una si sbottona facilmente: «Senza nuove energie e nuove idee, le aziende muoiono. Il futuro è nell’integrazione fra tradizione ed esperienza da una parte, innovazione e nuove generazioni dall’altra». La creatura di quasi trent’anni di lavoro di Roberto Castagner è un’azienda che ha portato il nome della grappa nel mondo, capace oggi di fatturare 15 milioni di euro l’anno. La ricetta di cui sopra Castagner l’ha già messa in pratica: «In azienda con me ci sono oggi anche le mie figlie Silvia e Giulia e mio figlio Giovanni, oltre a mio nipote Carlo, figlio di mio fratello Vittore. Si occupano di aspetti diversi e portano energie e idee: solo così un’azienda cresce».
Salva-matrimonio
«Non c’è una grande Grappa senza una grande Famiglia»: lo scrive già così, sulla homepage della sua azienda, Castagner. Ma per farcelo capire davvero ci ha aperto le porte della sua distilleria, a Visnà di Vazzola, in un sabato in cui tutto o quasi tace: «Lascio sempre sabato e domenica liberi ai miei dipendenti, credo che la loro qualità della vita diventi anche qualità del loro lavoro». Se si parla di imprese-famiglia, qui siamo di certo nel posto giusto. Castagner ha persino ribattezzato «salva matrimonio» il computer-cervellone che analizza la stratificazione degli aromi di distillazione tipici di ciascun vitigno, e ce lo mostra quasi fosse anch’esso uno di famiglia, ormai: «Prima dell’aiuto dell’informatica stavo anche quattro giorni di seguito senza andare a casa, finché la grappa non era buona. Il computer in sei-sette ore identifica gli aromi e ci fa fare un salto di qualità incredibile».
Il caveau
Non è certo un’industria 4.0, perché in Castagner si respira la tradizione antica della distillazione, arte contadina, a partire dalle botti («sono tremila, il mio caveau», dice orgoglioso Roberto) in cui la grappa invecchia fino a 23 anni. Ma la ricerca e l’evoluzione sono continue, «come nel brevetto per conservare le vinacce all’interno di sacche-tunnel alimentari, pressate a cento atmosfere, con un pH attorno a quota tre e lieviti selezionati che le mantengono in perfette condizioni per sei-otto mesi». La grappa nasce da lì, dalla materia prima vinaccia. «Quando il piazzale qui è pieno, dopo la vendemmia – mostra Castagner – ci sono 350 mila quintali di vinacce, serviranno a produrre quattro milioni di bottiglie». Se ne fanno ventimila al giorno.
La nuova generazione
Stessa passione, stessi principi, stesso amore per questo lavoro: così Castagner definisce il binario sul quale corre il passaggio generazionale. «Silvia ha 42 anni, ha seguito le mie orme da subito, lavora in amministrazione. Giulia ne ha 37, ha studiato economia e marketing in Bocconi e a Boston. Giovanni è il minore, ha 33 anni, si occupa di controllo gestione: è l’uomo dei numeri, per questo litighiamo», sorride il papà. «E poi mio nipote Carlo, 38 anni, che si occupa di produzione. È bello averli tutti qui, poi starà a loro indicare chi sarà il leader, in futuro. Hanno fatto tutti la gavetta, studiato, e non sono soci: sanno che posso ancora licenziarli!».
Prodotto svecchiato
Svecchiare è un verbo che si presta anche parlando del prodotto, non solo dell’azienda: ormai la grappa non è più roba da nonni, «è stata innovata come impostazione, packaging, piace ai giovani, alle donne, si usa nei cocktail». L’export per Castagner vale circa il 30% del fatturato, la Germania da sola ne porta a casa la metà. È cresciuto il gradimento nelle fasce medio-alte, e questo aiuta in un momento in cui non si può combattere una guerra al ribasso, sui prezzi: «Con i rincari attuali, su ogni bottiglia di grappa il costo dell’energia va da 1,50 a 4,50 euro. Con i vari passaggi rischiano di diventare dieci euro in più a bottiglia nella grande distribuzione: così si perde metà del mercato».
Per domare la folla corsa dei costi energetici, Castagner ha in piedi un ambizioso progetto: «Investiamo due milioni di euro per realizzare un impianto che produca biogas dagli scarti della produzione, con un digestore anaerobico. Produrrà l’equivalente di due milioni di metri cubi di metano, oggi ne consumiamo poco meno di tre milioni l’anno». Si riesce? Per molti progetti simili la burocrazia è un incubo. «Sono ottimista, spero di farcela entro gennaio 2023. E che i burocrati capiscano che le aziende con questi costi rischiano di morire. Spero che col Pnrr arrivino fondi anche per sfruttare le biomasse, qui nella terra dei vigneti sarebbe l’ideale». Proprio come omaggio alla sua terra, Castagner presenterà al prossimo Vinitaly “Goccia di collina”, prima grappa delle colline Unesco, «biologica, purissima e naturale».
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