Caso Mogliano, il malessere corre tra i sindaci trevigiani: «La Lega tira troppo la corda»

Il Carroccio in piena fibrillazione. La base freme, i militanti fanno quadrato su Gherardi. Di fronte al pressing di Coraggio Italia e FdI, sindaco e assessori puntano sul marchio civico

Andrea Passerini

TREVISO. «La Lega sta tirando troppo la corda, un amministratore non può avere il suo partito che gli rema contro». Parole di un primo cittadino del Carroccio, e non di un piccolo paese, rimbalzate ieri su una chat.

Il caso Mogliano deflagra in tutto il partito. Premessa doverosa: mai caso fu più locale, perché lo scontro moglianese è realmente tutto chiuso nei recinti del territorio comunale, fra sezione e giunta, fra partito e amministratori, fra apparato ed eletti, comunque la si giri.

Ma come fa a non essere “glocal” in tutta la Marca? Inevitabile che quanto accaduto lungo il Terraglio rimbalzasse in un Carroccio trevigiano che da tempo soffre la linea di Salvini e contestualmente accentua, anche per lo stallo dei (lunghi) commissariamenti, lo spostarsi del baricentro verso gli amministratori.

Sintomatico che dentro e furi dal K3 ci sia chi assicura che anche pezzi della struttura, anime non piccole del partito, da sempre devote al partito, si stiano interrogando sulla gestione della partita, di fonte alla ribellione senza precedenti di Mogliano, più di un ammutinamento. Un’uscita in massa di un sindaco e di fatto di un’amministrazione, con queste modalità eclatanti, era semplicemente impensabile.

E che la tensione sia forte lo conferma lo stato d’animo dei militanti moglianesi, che fanno quadrato su Gherardi, Uno dei veterani, a proposito dei guai giudiziari di Gherardi, scrive: «Ad essere stato condannato non è stato certo l’ex segretario, ma casomai altri». Allusione esplicita al caso delle firme false, che nel 2016 coinvolse fra gli altri l’allora consigliere Bortolato? I veleni scorrono. E RadioLega riferisce di chat bollenti di sezioni leghiste che chiedono tolleranza zero verso i fuoriusciti. C’è chi apertamente chiede le «dimissioni» di Bortolato & Co., definendo «pazzesco» il fatto che «restino ad amministrare dopo aver rotto con la Lega».

I vertici e i piani alti, fino all’altro ieri, erano sintonizzati sui ballottaggi veneti, uno su tutti quello di Verona.

In questo quadro, ci sono Coraggio Italia di Brugnaro e Fratelli d’Italia che sono alla finestra. Confermato il pressing del movimento di Luigi Brugnaro, cittadino moglianese peraltro: anche ieri sono stati sondati amministratori vicino a Bortolato, per essere costantemente aggiornati sulla situazione e la sua evoluzione, Ma anche il partito di Giorgia Meloni – che ufficialmente smentisce ogni ingerenza e ogni contato con i fuoriusciti dal Carroccio – tiene alte le antenne lungo l’asse del Terraglio. E intanto ha attivato pontieri e diplomatici.

Entrambi hanno avuto riscontri sulla irrevocabilità delle dimissioni. Ma è arrivata anche la roadmap del sindaco Bortolato e dei suo sodali: mantenere il marchio civico, nella prosecuzione del mandato, ovviamente dopo aver creato il nuovo gruppo consiliare, il prossimo 30 giugno, e verificato i numeri della maggioranza. Una Lega così all’angolo, adesso, non può nemmeno incidere sulla tenuta della maggioranza.

E poi navigare nella continuità amministrativa, senza ascoltare possibili sirene politiche. Obiettivo 2024 ben definito, per chiedere ai moglianesi un secondo mandato. 

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