Lavoro pagato poco e case introvabili, gli stranieri se ne vanno da Treviso
In due anni la provincia di Treviso ha perso oltre tremila migranti. Caritas: «Trovare un’occupazione non è sufficiente per vivere qui»

Gli stranieri residenti in provincia di Treviso al 1° gennaio 2023 erano 89.748, flessione del 2,56% rispetto al 2021 (erano 92.110), il dato provvisorio rispetto al 1° gennaio 2024 è di 89.798. Il 19° Rapporto sulla presenza e sulla distribuzione degli immigrati in provincia di Treviso evidenzia un calo dei cittadini stranieri. Una diminuzione che secondo le associazioni promotrici del report - Caritas di Treviso e Vittorio Veneto, Migrantes Treviso, Anolf e Cisl Belluno Treviso e cooperative sociali La Esse e Una Casa per l’Uomo - si traduce in perdita di attrattività della provincia a causa dell’aumento del costo della vita, delle difficoltà a reperire alloggi e al fenomeno del “lavoro povero”.
La spiegazione
«Fino a tre anni fa la provincia era tra i primi posti in numeri assoluti - commenta don Bruno Baratto, direttore Caritas diocesana di Treviso - Oggi non basta più trovare lavoro, non si riesce più a far fronte all’aumento del costo della vita e a Treviso, in particolare, c’è difficoltà a trovare un alloggio: non una casa ma un posto letto. Il rischio è quello di un’involuzione». «Nel prossimo decennio mancheranno oltre 40 mila lavoratori nella Marca, rischiamo di mettere in discussione lo stato sociale» continua Francesco Orrù, segretario generale Cisl Belluno Treviso, «Abbiamo due compiti: trovare lavoratori che ci diano la spinta per crescere e garantire servizi adeguati, partendo da una vera e sana politica di accoglienza».
Tutti i numeri
La quota sul totale dei residenti si conferma stabile attorno al 10%. I minori sono il 22% dei cittadini non italiani, stabili al 14% sul totale degli under 18. I nuovi nati figli di genitori stranieri sono in calo dell’11% rispetto al 2021, di contro le acquisizioni di cittadinanza nel 2022 sono raddoppiate rispetto all’anno precedente (5.300, numeri stabili nel 2023). Anche i permessi di soggiorno sono in aumento: nel 2022 gli ingressi sono più che raddoppiati, nel 40% dei casi si rilasciano per motivi familiari (principale canale di ingresso regolare). I permessi al 1° gennaio 2023 sono 65.887 con il 71% di lungo periodo. Sono circa 150 i paesi di cittadinanza in provincia: i principali gruppi nazionale sono romeni (20.265), cinesi (8.772), marocchini (8.113) e albanesi (6.980). Seguono Macedonia del Nord, Kosovo, Ucraina e India. Nell’anno scolastico 2022-2023 gli alunni con cittadinanza non italiana sono 17.992 (+3% rispetto al 21-22) e il 14,4% del totale, di questi il 72% è nato in Italia: la quota si concentra nella scuola dell’infanzia (85,2%) e nella primaria (73,1%).
Sul lavoro
Secondo i dati Istat, gli stranieri occupati sono 53.548, il 13,5% del totale, di questi l’89,4% sono dipendenti. Il tasso di occupazione è del 63,1%, in leggero calo rispetto all’anno precedente. Secondo i numeri dell’Osservatorio regionale Mercato del Lavoro, nel 2022 la domanda di lavoro è in crescita rispetto al 2021 ma caratterizzata da una dinamica di rallentamento: +6% assunzioni per gli italiani, +11% per gli stranieri. Nel 2023 un andamento ridimensionato: -7% le assunzioni totali, -8% per gli italiani e -4% per gli stranieri. La distribuzione delle assunzioni di lavoro mostra concentramenti nelle costruzioni (il 48% degli assunti è straniero), nell’agricoltura (45%) e nel Made in Italy (41%). L’occupazione degli stranieri continua a essere concentrata sui profili più bassi: il 37% delle assunzioni riguarda professioni non qualificate (contro il 17% degli italiani). La partecipazione al mercato del lavoro delle donne, seppur lontana dagli uomini, è in crescita. Il totale dei richiedenti asilo e dei titolari di protezione internazionale presenti nei Centri di Accoglienza Straordinaria e nei progetti Sai in provincia risulta pari a 1.502 persone, al 30 aprile 2024 si scende a 1.346: per il 92,3% adulti, il 95,1% uomini. I minori non accompagnati erano 48 al 31 dicembre 2023 e sono scesi a 38 al 30 aprile 2024, cifre alte rispetto agli anni precedenti.
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