BpVi, il sindaco resta in mutande

Resana. Singolare protesta di Mazzorato a fianco dei piccoli azionisti “traditi” dall’istituto di credito
Di Davide Nordio

RESANA. In mutande per protestare a fianco dei risparmiatori della Banca Popolare di Vicenza.

Loris Mazzorato, sindaco di Resana, non ci ha pensato due volte a rendere esplicito quello che pensano tanti piccoli azionisti: ovvero quello di essere restati, appunto, in mutande dopo le vicende che hanno visto svanire come neve al sole il valore dei loro risparmi. Il tutto è avvenuto ieri mattina a Vicenza nell'ambito di un corteo di protesta organizzato dal comitato “Noi che credevamo nella Banca Popolare di Vicenza”, con benedizione di don Enrico Torta, il sacerdote veneziano che da tempo ha denunciato quanto avvenuto ai danni dei piccoli risparmiatori, sia con Veneto Banca sia con la BpVi. Da piazza Castello, lungo corso Palladio, Mazzorato ha sfilato vestito solo con l'intimo, la sua ormai celebre maglietta contro i delitti di Stato e l'altrettanto nota fascia veneta oro-granata, in sostituzione di quella tricolore.

Al corteo hanno partecipato circa cinquecento persone in gran parte del Vicentino, ma arrivate con un pullman anche dalla Marca.

Il sindaco di Resana è stato l'unico amministratore a partecipare alla manifestazione: l'invito era stato rivolto a tutti i suoi colleghi, ma alla fine ha partecipato solo lui. In mutande. «Un gesto che voleva avere un duplice significato», spiega, nonostante qualche problema per aver passato l'intera mattina all'addiaccio in un abbigliamento decisamente fuori stagione, «non solo la situazione di tanti risparmiatori, ma anche quello delle amministrazioni come la mia, che seppur virtuose e senza debiti, sono allo stremo e non hanno neppure i soldi per far fronte alle emergenze sociali. Ora con il cosiddetto pareggio di bilancio le cose sono peggiorate rispetto al patto di stabilità, il che è tutto dire».

Per Mazzorato le due cose sono strettamente correlate: «Con questi giochetti le banche hanno dilapidato il patrimonio di intere generazioni: pensionati che pensavano di avere qualcosa da parte che avrebbe dato loro una certa sicurezza si sono ritrovate con un pugno di mosche, tanti altri cittadini che di fatto sono stati costretti a comprare azioni con promesse basate sul nulla, come si è reso evidente oggi. A chi pensate si rivolgeranno quelli che attraverso questo scherzetto, chiamiamolo così, si ritroveranno in stato di necessità? Per prima cosa busseranno alla porta del loro sindaco che non potrà fare nulla perché di risorse lo stato centrale non ci lascia nulla».

Oggi, alle 10, al cinema teatro Leone XIII di Vicenza il comitato “Noi che credevamo nella Banca Popolare di Vicenza” presenterà il suo piano industriale alternativo alla trasformazione in società per azioni, incontro che sarà preceduto alle 9 dalla messa celebrata da don Torta.

Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso