Bocche da rifare? «Si rischia la paralisi facciale»

Belle e giovani a ogni costo. Pronte ad avere la bocca di qualcun’altra o ad esagerare con il volume delle labbra, magari affidandosi a personale non qualificato o volando all’estero. La chirurgia estetica continua ad essere osservata speciale nella Marca, con un caso al mese di persone rovinate dal bisturi che si sono rivolte al Ca’ Foncello per rimediare.
I danni dopo l’intervento. «Negli ultimi cinque anni stiamo facendo fronte a quelle prestazioni che sono frutto dei tempi», spiega Giorgio Berna, direttore dell’unità di chirurgia plastica dell’Usl 9, «mediamente a cadenza mensile si rivolge a noi una persona deturpata da esiti di aumenti delle labbra a dir poco discutibili. Spesso tutto questo è il risultato dell’inseguire un modello estetico a scapito dell'affidarsi a personale qualificato che ovviamente dev’essere un medico specializzato in chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica con un curriculum adeguato». Non vanno sottovalutate le conseguenze di un ritocco venuto male perché fatto da mani inesperte o con tecniche vietate in Italia, come il silicone liquido, una metodica ancora diffusa in altri Paesi, meta del turismo sanitario per via dei prezzi stracciati. Hanno superano così la cinquantina i pazienti, in particolare donne, che si sono rivolti al reparto trevigiano di Chirurgia Plastica dopo un ritocchino andato storto per chiedere di risistemare gonfiori, asimmetrie e sproporzioni del labbro. «Veniamo contattati da persone che semplicemente chiedono di essere rassicurate per il gonfiore provocato dal filler che è fisiologico, ma talvolta non vengono adeguatamente informate su tale manifestazione», continua il dottor Berna, «ma abbiamo anche donne alle prese con un ascesso legato a infezione o al malassorbimento del filler. Mentre i casi più gravi riguardano il silicone liquido fuorilegge che porta a danni permanenti». L'Usl 9 invita quindi a prestare attenzione e a scegliere con accuratezza il professionista e la struttura prima di sottoporsi all'intervento. Oltre alla riparazione dei danni da chirurgia estetica, l'equipe del dottor Berna segue anche un numero importante di patologie e traumi che coinvolgono il viso.
In crescita i tumori facciali. Annualmente sono 400 i casi di tumori che aggrediscono il volto tra i quali il carcinoma basocellulare, lo spinocellulare, il melanoma e l’epitelioma. Un fenomeno che ha a che vedere con abitudini, stili di vita e aumento dell'età media. Tra i maggiori nemici della pelle c’è il sole, cui ci si espone troppo e senza le adeguate protezioni. «I campanelli d’allarme per i quali invitiamo la popolazione a rivolgersi a un dermatologo sono la presenza di un neo che cambia forma, colore, sanguina o di macchie che si scuriscono. Da non sottovalutare anche la presenza di una crosticina che non se ne va via nonostante la pomata», continua Berna. Altro fattore di rischio per le labbra e, più in generale, per le prime vie aeree: il fumo di sigaretta.
Task force per paralisi facciali. Da sei mesi al Ca’ Foncello è nata anche una squadra multidisciplinare per affrontare i casi di paralisi del nervo facciale che arrivano ogni anno in ospedale (in media 80), seguendoli dalla diagnosi alla cura attraverso un ambulatorio integrato. «Ne andiamo orgogliosi» conclude il medico, ricordando anche le altre attività cliniche e ricostruttive effettuate come i 596 traumi facciali causati da incidenti e ferite deturpanti e i 30 ustionati al volto. L’attività del reparto trevigiano verrà illustrata il 12 e 13 giugno al congresso annuale del gruppo Triveneto Emiliano Romagnolo di Chirurgia Plastica intitolato “La chirurgia che ridona il sorriso” e ospitato al museo di Santa Caterina.
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