Bcc Monsile, mutui "frettolosi": Bin assolto

MONASTIER. Tutti assolti gli ex vertici della Banca Monsile di Monastier. L’ha stabilito, ieri pomeriggio, il tribunale di Treviso, per il quale il reato contestato non è previsto dalla legge. Dunque il caso Monsile finisce nel nulla, visto che le condotte contestate all’ex Cda della Banca di Credito Cooperativo di Monastier e del Sile non sono punibili a livello penale in quanto la legislazione non lo prevede.
Davanti al giudice erano finiti l’ex presidente Claudio Bin, 55 anni di Oderzo difeso dall’avvocato Luigi Fadalti, l’ex direttore generale Giannantonio Bianchin, 59 anni di Carbonera difeso dall’avvocato Pietro Barolo, l’ex vicedirettore Michele Baseggio, 63 anni di Casier difeso dall’avvocato Alberto Mascotto, e Silvano Sordi, 60 anni di Iseo, in provincia di Brescia, difeso dall’avvocato Alessandro Alfano. L’accusa, per tutti, era di violazione del decreto legislativo 385/93 in materia bancaria e creditizia, e in particolare dell’articolo relativo a «mendacio e falso interno bancario». In sostanza, secondo quanto sostenuto dalla Procura, prestiti "facili" concessi a parenti e amici.
L’inchiesta della magistratura trevigiana era scattata a seguito della segnalazione relativa a prestiti fatti a familiari dei bancari (uno da 200 milioni a una società che faceva capo a una parente di Bin) e ad aziende a un passo dal fallimento. Una politica del credito troppo disinvolta, dunque, che contribuì alla creazione di un pesante buco (45 milioni di euro) nei conti dell'istituto di credito cooperativo. L’esposizione aveva fatto scattare l'ispezione da parte della Banca d’Italia nel marzo del 2012, e all’attività di controllo era seguito il commissariamento dell'istituto per «gravi irregolarità e gravi violazioni normative», secondo quanto scritto nella relazione degli uomini di Palazzo Koch.
Le segnalazioni sulle presunte irregolarità di gestione della Monsile erano arrivate anche alla Procura: gli accertamenti avevano portato poi alla derubricazione dell'iniziale ipotesi di reato (falso in bilancio) e alla sola contestazione della violazione dell'articolo 137 del decreto legislativo 385 del 1993 in materia di attività bancaria. Articolo che sanziona chi, al fine di concedere prestiti, omette dati importanti o utilizza notizie fasulle sui beneficiari.
La perdita a bilancio nel 2011 era stata di 23 milioni di euro. Solo alla fine del 2013 l’istituto era uscito dal commissariamento con l’elezione del nuovo presidente, Renzo Canal, e un nuovo consiglio di amministrazione. Nel corso dei diciotto mesi commissariati la banca ha ceduto quattro sportelli alla Bcc delle Prealpi e avviato una procedura di riduzione del personale. Ieri la sentenza che ha assolto tutti gli ex manager dell’istituto di credito.(g.b.)
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