Aton forma e assume i propri candidati: «Età e curriculum per noi non contano»

Le nuove frontiere della ricerca del lavoro. La società di servizi informatici di Villorba avvia il secondo ciclo dell’Academy. «I trevigiani sono ancora pochissimi, altrove c’è più fame di lavoro»
Fabio Poloni
Al lavoro in Aton, azienda di Giorgio De Nardi con sede a Villorba
Al lavoro in Aton, azienda di Giorgio De Nardi con sede a Villorba

Se non li trovi, forse li stai cercando nel posto sbagliato, i lavoratori di cui hai bisogno. Per questo, Aton ha cambiato approccio: prima lanciando un piano di formazione gratuito senza barriere all’ingresso – geografiche né di curriculum o età – e poi assumendo chi in questo percorso si è saputo distinguere.

Marco, Egle e Olivia sono gli ultimi tre, uno da Cefalù, una da Ravenna e l’ultima da Viareggio. Lavoreranno dal loro paese, perché «work is not a place». E Treviso? «Dei circa 270 partecipanti a questo percorso, circa uno su dieci era trevigiano». A spiegare l’iniziativa sono Giorgio De Nardi, amministratore delegato dell’azienda di Villorba che si occupa di software e servizi It per le imprese, e il responsabile delle risorse umane, Stefano Negroni.

Il progetto si chiama Aton academy, e dopo il primo “round” che ha portato appunto a tre assunzioni, ora sta per lanciare un altro, dedicato agli assistenti It multilingua, e già pensa a un terzo per formare venditori.

Tema molto sentito e altrettanto dibattuto, quello del cosiddetto mismatch tra domanda e offerta di lavoro. Aton oggi dà lavoro a 240 dipendenti, un centinaio dei quali si dedicano proprio all’assistenza: clienti di grosso calibro, soprattutto nel settore della moda, affidano all’azienda le chiavi della propria infrastruttura digitale e necessitano di soluzioni e risposte in tempo reale, h24, in tutto il mondo.

Per questo, il prossimo ciclo formativo, “Bottega digitale”, punta proprio a formare assistenti It multilingue: unico requisito è conoscere una terza lingua tra francese, spagnolo e tedesco, oltre a italiano e inglese.

«Per il resto, la formazione la facciamo noi, tutta online, della durata di tre settimane – spiegano in Aton – e poi un gruppo ristretto di candidati più motivati e preparati proseguiranno per altre sei settimane con il percorso formativo finalizzato all’assunzione». Guardate anche ai “neet”, ovvero chi, soprattutto giovane, non lavora, non studia né sta seguendo percorsi di formazione? «Sì, ci rivolgiamo ai disoccupati e vogliamo puntare sui “neet” anche con una comunicazione mirata, rivolta a chi guarda più a TikTok che alle agenzie per il lavoro».

Un sistema che De Nardi definisce «democratico e meritocratico, perché non ci interessano età, curriculum, provenienza dei candidati», e che si vorrebbe potesse “sfondare” anche qui, a livello local, dove la reazione con il primo ciclo è stata freddina. «Solo uno su dieci, circa, era trevigiano. Evidentemente altrove c’è più fame di lavorare».

Il progetto “Aton academy”, realizzato in collaborazione con Guilds42, associazione no profit che disegna percorsi di formazione digitale, «si ispira al modello rinascimentale delle botteghe dei maestri d’arte e offre una combinazione unica di formazione, certificazioni, affiancamento ed esperienza in azienda». Il via ieri, per questo secondo ciclo dedicato agli assistenti It multilingua.

Ma non è un lavoro che potrebbe fare l’intelligenza artificiale? «Pensiamo a una soluzione ibrida – spiega De Nardi – perché l’intelligenza artificiale può aiutare i nostri dipendenti, ma saranno loro a interagire con il cliente. Alcuni aspetti relazionali sono fondamentali e non possono essere demandati all’intelligenza artificiale, servono soft skills e formazione in ambiti come la psicologia relazionale». Una volta, fa notare infine De Nardi, servizi di questo tipo venivano esternalizzati e portati nell’Est Europa, dove il costo del personale è minore. Ora c’è una sorta di reshoring dei servizi? «Sì, il costo non è più il fattore chiave, la qualità lo è. E la nostra formazione vuole andare in questa direzione».

Riproduzione riservata © Tribuna di Treviso