Ascesa e crollo del costruttore figlio d’arte
Un’impresa edile simbolo della Marca, quella con il marchio Scilla di cui Pietro era stato il grande portabandiera. Nata ufficialmente nel 1967, l’attività d’impresa di Pietro affondava le radici nel sapere del padre Esquilio, che iniziò l'attività nel 1944 per operare nel settore delle ricostruzioni post-belliche. Negli anni del boom economico ed edile Scilla aveva messo la propria firma in tante opere, dai complessi residenziali ai restauri storici resistendo in vetta fino al grande scontro con gli anni della crisi. Pietro, a dimostrazione del grande peso imprenditoriale e professionale che si era conquistato nel tempo, era stato per cinque anni presidente della Cassa edile trevigiana, carica che aveva lasciato nel 2007, poco prima di imbattersi nella crisi. La prima avvisaglia nel 2009, dopo la firma del sodalizio imprenditoriale con Pellicciari che aveva dato alla luce la società Jedi. Al loro tandem erano stati affidati sia i lavori per la ristrutturazione di Ca’ dei Ricchi, a Treviso, sia quelli per il restauro della Chiari & Forti a Silea. Era un duetto nato forse anche con lo scopo di scavalcare le difficoltà, ma è finito con il crollo di entrambi. Prima Pellicciari, poi Scilla, nel 2009 hanno depositato i libri in tribunale. Una brutta botta per Pietro, sgambettato anche dal fallimento della Cooperativa unità con cui aveva in ballo un cantiere milionario a Sant’Angelo di Canizzano. Da lì il lento allontanarsi dal settore, un ritiro difficile per un professionista serio, onesto, capace com’era il 65enne, stimato anche in ambienti professionali differenti dal suo proprio per la sua umanità.
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