Addio “bionda”, è di moda il vapore

Nuove tendenze: la sigaretta elettronica. In poco tempo aperti cinque negozi in città: «Il piacere del fumo senza pericoli». Ma sui treni vige il divieto. Acquirenti soddisfatti: «Si risparmia un sacco di soldi rispetto all’acquisto delle sigarette»
AGOSTINI TREVISO NEGOZI SIGARETTE ELETTRICHE IN CITTA', IN FOTO ''NOSMOKE'' PIAZZA SAN PIO X,20, IN FOTO FEDERICA BETTETI
AGOSTINI TREVISO NEGOZI SIGARETTE ELETTRICHE IN CITTA', IN FOTO ''NOSMOKE'' PIAZZA SAN PIO X,20, IN FOTO FEDERICA BETTETI

È boom di negozi di sigarette elettroniche in città. La moda del momento, infatti, ha attecchito anche a Treviso dove in centro si contano almeno cinque punti vendita, presi d’assalto da migliaia di clienti intenzionati a sostituire le tradizionali “bionde” con il nuovo congegno a vapore, aromatizzato oppure no, con o senza nicotina, per eliminare il vizio del fumo.

C’è lo “Smoke city” in via Inferiore, il “No Smoke” in piazza Pio X, l’”Ovale” di viale Cesare Battisti, lo “Smooke” in viale Fratelli Cairoli e lo “I-Smo2ke” di via Toniolo.

Tutti negozi spuntati nell’ultimo anno. Un vero e proprio trend.

La sigaretta elettronica è stata uno fra i regali più gettonati delle ultime festività natalizie. «È come fumare, è esattamente la stessa cosa», spiega Gianluca Grande, titolare del negozio “Ovale”. Il punto vendita è aperto da metà giugno e ha già venduto migliaia di sigarette. «I vantaggi? Si spende un terzo rispetto a comprare il pacchetto di sigarette e si elimina il novantanove per cento delle sostanze tossiche che comporta il fumare la sigaretta. Si sentono subito i benefici fisici».

L’identikit del cliente? «Si va dai 16 anni agli 88 anni», continua Grande. «Ne vendo qualcuna anche a chi non ha mai fumato. Ci sono anche famiglie intere che vengono qui. Io mi sento un po’ il tabaccaio del futuro».

Federica Betteti, invece, gestisce il negozio “No Smoke”, in piazza Pio X, aperto da metà ottobre. «Ne abbiamo vendute tantissime da quando abbiamo aperto i battenti», racconta. «Non saprei nemmeno quantificare il numero. Con il periodo natalizio molti hanno deciso di fare questo regalo ad amici e parenti. Si va dal ragazzino, a cui comunque – se minorenne - non possiamo vendere prodotti a base di nicotina, a chi fuma cinque sigarette al giorno fino a chi fuma tre pacchetti al giorno. È davvero variegata la platea».

Per Maurizio Indelicato, del negozio “I-Smo2ke” di via Toniolo, aperto dal 15 dicembre, il successo è legato alla crisi: «Visto l’aumento del costo delle sigarette… In tanti sono riusciti a smettere con questo sistema e in tanti vengono qui dopo aver provato di tutto, come per esempio i cerotti contro il fumo. Il passaparola fa poi il resto».

L’ultimo monito dell’Istituto superiore di sanità non sembra, quindi, aver fatto molto da deterrente. Secondo l’organismo, infatti, l’efficacia del prodotto per smettere di fumare «è ancora tutta da dimostrare. Inoltre ci sono elementi che devono essere chiariti riguardo la tossicità di questo prodotto», ha continuato l’Istituto. «Possiamo dire che la sigaretta elettronica è meno tossica di quella tradizionale, ma non si può affermare che sia del tutto innocua».

«Il contenuto dei nostri liquidi da immettere nella sigaretta elettronica è ben noto al ministero della Sanità», puntualizza però Grande. «Posso dire che il novanta per cento di chi inizia a fumare elettronico smette. Quando nel liquido da “svapare”, poi, c’è nicotina, è sempre segnalato».

Sulla stessa lunghezza d’onda Betteti. «Andiamo a sostituire la combustione con la vaporizzazione di liquidi, ma non le sostanze cancerogene che si usano per trattare il tabacco. Fra i due mali è quello minore».

Inoltre, vi sono ancora dubbi sulla possibilità di fumare la sigaretta elettronica nei luoghi pubblici: uffici, locali, treni, aerei. Secondo i rivenditori è possibile, anche se il buon senso, magari, vieterebbe di fumarla ad esempio negli ospedali.

La legge Sirchia parla di divieto di “fumo passivo” nei luoghi pubblici, ma non di “vapore passivo” e sull’argomento si attende una chiarezza normativa. Nel frattempo sia Alitalia che Trenitalia l’hanno vietata.

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